Annullamento del Centro protonico, pagano gli ex vertici dell'Ulss 3 Veneziana

PROGETTO ANNULLATO L’area dell’Ospedale dell’Angelo dove doveva sorgere il Centro protonico
LA SENTENZA VENEZIA Un progetto, quello del centro protonico di Mestre, che naufragò malamente, colpa di una convenzione capestro per la parte pubblica, a tutto vantaggio...

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LA SENTENZA
VENEZIA Un progetto, quello del centro protonico di Mestre, che naufragò malamente, colpa di una convenzione capestro per la parte pubblica, a tutto vantaggio dei privati, con strascichi legali costati oltre 6 milioni di euro alle casse dello Stato. Ora, almeno una parte di quel danno erariale, lo dovranno pagare i vertici dell’Ulss veneziana dell’epoca, che portarono avanti l’operazione: un milione e 886.699 euro l’ex direttore generale dell’Ulss veneziana, Antonio Padoan; 943.349 euro a testa l’ex direttore amministrativo, Alessandra Massei e l’ingegner Girolamo Strano, ex direttore tecnico che fu responsabile unico del procedimento. Condanne pesanti, decise della Corte dei conti del Veneto, al termine di un procedimento combattuto. La sentenza - a firma del presidente, Carlo Greco - è stata depositata l’altro giorno e, di fatto, accoglie le richieste di condanna che erano state avanzate, ormai a inizio 2019, dalla Procura contabile.


UN CASO TORMENTATO
Vicenda complessa e tormentata, quella di questo centro di cure oncologiche all’avanguardia che doveva sorgere a fianco dell’Angelo. Come per l’ospedale, la formula ipotizzata dall’Ulss per realizzarlo era un project financing. Dopo un lungo iter, a fine 2010, Padoan firmò una convenzione con il Consorzio di privati che dovevano realizzare e gestire la struttura: Babcock & brown, Condotte, Gemmo, Medipas, Accel Instruments Gmbh. Ma tanti erano stati i pareri negativi, a cominciare da quello dell’ex segretario generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, fresco di nomina. E dopo il pensionamento di Padoan, nel 2012, il suo successore, Giuseppe Dal Ben, annullò la convenzione ritenuta capestro, innescando una serie di cause con il Consorzio chiuse solo nel 2016 con la transazione da 6 milioni di euro.
DANNO INDUBBIO
Ora la Corte dei conti riconosce l’«indubbio» danno erariale causato da questa operazione. La sentenza ricostruisce i passaggi di una vicenda annosa e intricata. In particolare si sofferma sulla convenzione «ad esclusivo vantaggio della parte privata», con l’Ulss che avrebbe dovuto sborsare al Consorzio 28 milioni l’anno per 15 anni. Somma a cui andava aggiunto anche il costo del personale, a carico dell’azienda sanitaria, che portava il conto a 33 milioni annui. Secondo i primi calcoli dell’Ulss, con una tariffa riconosciuta dalla Regione di 20mila euro, le prestazioni annue del centro dovevano essere almeno 1.600. Ma stime successive, ritenute più realistiche, aveva ridotto le prestazioni a solo un centinaio, con una perdita prospettata per L’Ulss di ben 30 milioni già il primo anno. La sentenza si sofferma sulle responsabilità dei tre ex amministratori, che non fermarono l’iter, pur in presenza di vari e autorevoli pareri contrari. Come chiesto dalla Procura, ai tre addebita solo una parte del danno erariale complessivo - 3,7 milioni sui 6 totali - corrispondente ai costi sostenuti dal Consorzio dopo l’aggiudicazione, quando l’Ulss andò avanti per la sua strada nonostante i numerosi pareri contrari. Risarcimento, a sua volta, diviso: 50% a carico di Padoan, per i restanti 25% a testa a Massei e Strano.
IL COMMENTO

Una sentenza che, in attesa di eventuali appelli, è un primo punto fermo. Particolarmente soddisfatto il procuratore regionale, Paolo Evangelista, che ieri ha voluto dedicarla al prof. Renzo Leonardi, «nostro consulente a titolo gratuito, scomparso nel 2019, padre della protonterapia in Italia, già direttore del Centro protonico a Trento, in funzione dal 2014. Fu lui che convinse della scelta a dir poco infelice di portare avanti un progetto senza alcuna sostenibilità economica che avrebbe comportato effetti gravemente pregiudizievoli per la sanità del Veneto. Costituisce un esempio in negativo su come non si deve attuare un project financing per realizzare un complesso ospedaliero. Esempio che mi sembra sia stato debitamente tenuto conto per la realizzazione del nuovo ospedale a Padova, con gestione diretta pubblica delle risorse finanziarie».
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Il Gazzettino