Mestre. Ordina quattro pizze, il rider arriva e lo picchia: non voleva salire al primo piano

Pestaggio a Mestre - Foto di Norma Mortenson by Pexels
MESTRE - Ordina le pizze, discute con il rider e questo lo aggredisce. Una serata di San Valentino da dimenticare per l’avvocato mestrino Matteo D’Angelo, vittima...

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MESTRE - Ordina le pizze, discute con il rider e questo lo aggredisce. Una serata di San Valentino da dimenticare per l’avvocato mestrino Matteo D’Angelo, vittima di un vero e proprio pestaggio nell’androne di casa, in via Querini, per il classico “futile motivo”. «Ho ordinato le pizze per me, mia moglie e i bambini con Just Eat - racconta - io abito al primo piano e di solito i rider entrano e fanno la consegna alla porta». Ma questa volta non va così: il rider suona, il cliente apre il portone e lo aspetta, ma non arriva. Passano i minuti, e l’avvocato lo richiama al citofono. Il rider risponde che lui non sale, che è proprietà privata e lui non è assicurato. «A quel punto sono sceso - aggiunge - e ho chiesto spiegazioni, ho specificato che i suoi colleghi non avevano mai fatto storie. Abbiamo iniziato a discutere finché mia moglie, sentendo le voci alterata, si è affacciata alla finestra chiedendo se andasse tutto bene».

Allora D’Angelo decide di chiudere le polemiche. «Gli ho detto che la nostra discussione stava agitando i bambini, di smetterla e di andarsene. Lui, invece, mi ha fronteggiato. Ho fatto un passo indietro, con le pizze in mano, e lui mi è venuto incontro, dentro l’androne e mi ha colpito con due pugni, uno in faccia e uno dietro l’orecchio. Sono riuscito, a quel punto, a bloccarlo e a buttarlo fuori». Il rider uscendo sfonda il vetro del portone di ingresso, strappa la maglietta del cliente. L’uomo, una volta chiuso fuori, non smette di suonare il citofono, non vuole chiudere così la vicenda. L’avvocato chiama la polizia che arriva e prende i dati del rider. Ma non appena la volante se ne va, l’uomo («sembrava un mediorientale») torna e suona nuovamente il citofono, per poi andarsene di corsa. «Ho segnalato la cosa a Just Eat: mi hanno risposto che se ne stanno occupando ma senza precisare né come né quando. Nel frattempo, mi hanno accreditato un rimborso di 4 euro. Non ho capito se fosse legato all’accaduto».

D’Angelo è andato a farsi refertare in ospedale: «Mi hanno dato dieci giorni di prognosi - continua l’avvocato - ma adesso abbiamo paura. Abbiamo iniziato ad accendere l’allarme anche quando siamo in casa: quella persona sa chi sono e dove vivo. In cinque anni che viviamo qui non ci era mai successa una cosa del genere».

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Il Gazzettino