«Bronchite acuta con insufficienza renale», ma la diagnosi è sbagliata: morto 69enne. Ulss 3 condannata a risarcire quasi 500mila euro

«Bronchite acuta con insufficienza renale», ma la diagnosi è sbagliata: morto 69enne. Ulss 3 condannata a risarcire quasi 500mila euro
MESTRE - L’Ulss Serenissima dovrà risarcire con 450 mila euro i familiari di un paziente morto dopo un ricovero all’ospedale all’Angelo, versando...

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MESTRE - L’Ulss Serenissima dovrà risarcire con 450 mila euro i familiari di un paziente morto dopo un ricovero all’ospedale all’Angelo, versando loro anche oltre 40 mila euro di spese del giudizio. Lo stabilisce una sentenza della sezione civile della Corte d’appello di Venezia (presidente Marco Campagnolo) che ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Augusto Palese e Nicolò Bullo contro la decisione di primo grado con cui il Tribunale aveva liquidato alla vedova e alle due figlie del deceduto appena 30mila euro.


La causa si riferisce alla morte di un sessantanovenne di Mestre, avvenuta dieci anni fa all’ospedale All’Angelo. Nel 2011 l’uomo, affetto da cardiopatia ischemica cronica e valvolare, era stato sottoposto ad un intervento cardiochirurgico di sostituzione dell’aorta ascendente con tubo protesico, sostituzione valvolare aortica con protesi biologica e rivascolarizzazione miocardica mediante bypass aortocoronarico. Nel marzo del 2013 lamentò una forte febbre, che continuava ad aumentare malgrado l’assunzione di antipiretici: per questo motivo il sessantanovenne si recò al Pronto Soccorso di Mestre. Fu ricoverato e dimesso dopo una settimana con diagnosi di “bronchite acuta con insufficienza renale acuta in paziente portatore di cisti renali”.

IL DECESSO

A pochi giorni di distanza, però, le sue condizioni peggiorarono e si rese necessario un nuovo ricovero nel corso del quale furono disposti accertamenti più approfonditi che accertarono una patologia ben più grave: un parziale distacco della protesi mitralica con emorragia locale e ischemia celebrale. L’uomo fu nuovamente operato, ma morì poco dopo.
I familiari, sulla base di una consulenza medico legale, contestarono una responsabilità ai sanitari e chiesero un risarcimento all’Ulss per la perdita del proprio caro. Richiesta inizialmente respinta dall’Azienda sanitaria.


La causa civile si è invece conclusa con l’accertamento di una responsabilità dei sanitari e l’accertamento di un preciso nesso di causa tra il decesso e la colposa condotta dei medici. Ai familiari del defunto è stato riconosciuto il diritto al risarcimento del danno morale e di quello da perdita parentale. L’Ulss Serenissima potrà ancora ricorrere per Cassazione contro la sentenza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino