Scienziata, medico e architetto: i primi tre laureati tra i bengalesi. Appello della comunità: «Da otto anni chiediamo a Brugnaro un incontro»

La cerimonia di premiazione
MESTRE - Una scienziata, un architetto e un medico. Tutti e tre laureati con il massimo dei voti, ieri sera sono stati celebrati dalla comunità bengalese, che li...

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MESTRE - Una scienziata, un architetto e un medico. Tutti e tre laureati con il massimo dei voti, ieri sera sono stati celebrati dalla comunità bengalese, che li porta in palmo di mano con grande orgoglio visto che sono i primi tre laureati bengalesi della recente storia mestrina. Nati tutti e tre in Bangladesh, le due ragazze, la scienziata Juairia Uddin Dekha, 25 anni e l'architetto Miah Rhitu, 27 anni, sono arrivate qui giusto in tempo per iniziare le elementari, mentre Rasel Miah, 33 anni, il medico, ne aveva già più di dieci quando si è trovato sui banchi di scuola alla Gazzera, senza sapere una parola di italiano. Adesso parlano tutti e tre un italiano fluente e se anche la storia di tutti e tre è una storia di sacrifici, certo non si lamentano e, anzi, sono un concentrato di serenità e di tolleranza.

IL MESSAGGIO

E siccome la comunità bengalese a Mestre e Marghera ha ormai superato le 15 mila persone forse varrebbe la pena di ascoltare quel che ha da dire questa comunità che da un paio di generazioni ormai si danna l'anima a integrarsi e che da quasi 8 anni chiede , inutilmente, di essere ricevuti almeno da un assessore se non dal sindaco. «Ai tempi del Covid abbiamo raccolto 10mila euro che abbiamo donato al Comune perché li utilizzasse per la popolazione tutta, non solo per noi. Poi abbiamo raccolto più di 200 tute complete, quelle bianche, tipo guerra chimica, che nessuno è riuscito a trovare e le abbiamo regalate anche queste al Comune. Nemmeno un grazie dice Kamrul Syed, che è da sempre l'anima della comunità bengalese e che ieri sera ha raccolto nella sala Kolbe di via Aleardi almeno duecento persone, italiani e bengalesi, per premiare i ragazzi che frequentano la sua scuola di italiano e per celebrare i tre laureati. Perché da sempre Kamrul Syed questo insegna i suoi connazionali e cioè che bisogna mantenere le tradizioni, ma diventare italiani. Peccato che non trovi interlocutori nelle istituzioni, nonostante ormai i bengalesi gestiscano oltre 400 attività commerciali tra Mestre e Venezia, tengano in piedi bar e ristoranti, oltre alla Fincantieri, e comincino ad avere figli laureati che lavorano anche per noi. Vieni Rasel Miah, medico di base in viale San Marco che cura 1200 pazienti. O come Juairia Uddin Dekha che si è laureata in biotecnologie per la medicina traslazionale e vuol dire che partecipa alle ricerche avanzate sui linfomi, essendo considerata una promettente scienziata. O come Miah Rhitu, laureata allo Iuav e chiamata a fare l'architetto prima ancora di finire gli studi. Tutti e tre bravissimi nel loro settore e tutti e tre convinti che i loro studi devono servire ad aiutare gli altri. Una missione che ha dovuto fare i conti a suo tempo con il razzismo. «Alle medie e alle superiori è capitato raccontano poi cambia tutto all'università perché lì è normale essere in un gruppo di studenti che arrivano da tutta Italia se non da tutto il mondo».

I PREGIUDIZI

Non nascondono di aver fatto molta fatica, ma sono tutti e tre l'immagine del buon senso e della tolleranza. «Aiuterebbe molto avere meno pregiudizi. Noi bengalesi e voi italiani» dice Miah Rhitu che predica questo principio ai suoi 80 mila followers. «L'integrazione è molto importante le fa eco Juairia Uddin Dekha - e, ognuno deve fare la propria parte». «Penso che il rispetto reciproco sia alla base della convivenza, bisogna cercare di capire il prossimo e aiutarlo. Per questo ho fatto il medico» dice Rasel Miah. «E io l'architetto». «E io la scienziata».

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Il Gazzettino