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MESTRE - L’hanno chiamata “Noi di Mestre”, ma non è il classico gruppo autocelebrativo per parlare della città. No, perchè questo gruppo che comunica via WhatsApp è una sorta di autodifesa di alcune decine di commercianti del centro i cui negozi sono costantemente nel mirino dei ladri. E, in tempo reale, i negozianti si scambiano informazioni, foto e immagini per evitare le raffiche di taccheggi dagli scaffali che sono quotidianamente costretti a subire. E in primo luogo, a quanto pare, ci sono quei “furti su commissione” con la merce che poi finisce venduta nei “mercatini abusivi” come quello ormai famoso all’interno del parco di via Tasso.
LA STORIA
Tutto è partito dalle profumerie. Nell’estate scorsa questi negozi del centro hanno subito una serie così elevata di furti che, da settembre, ha fatto scattare l’idea di creare una rete tra negozi - anche concorrenti - in grado di fornire informazioni sui “personaggi” protagonisti dei raid. «Erano, e sono, perlopiù tossicodipendenti - raccontano gli ideatori della chat - che rubano non tanto per sé, ma per rivendere i prodotti alle badanti che si ritrovano nei parchi». Profumi, cosmetici ed altri articoli per il make up spesso costosissimi in negozio, ma che vengono rivenduti per mettere insieme qualche decina di euro necessaria ad acquistare le dosi quotidiane di stupefacenti.
Dalle profumerie il tam tam si è diffuso nel cuore di Mestre, estendendosi anche a diverse tipologie di negozi, supermercati (anche questi ripetutamente razziati per accontentare le richieste del “mercato nero”) e perfino al Centro Le Barche, all’interno di un perimetro compreso tra via Carducci all’inizio di viale Garibaldi, contando attualmente oltre una trentina di attività.
COME FUNZIONA
Non appena un commerciante del gruppo vede aggirarsi uno dei taccheggiatori o delle taccheggiatrici («ormai li conosciamo per nome») scatta l’alert sulla chat, avvisando i colleghi di stare in guardia e, nel caso, di tenerli fuori dal negozio.
Il Gazzettino