La storia di Renata, dal lavoro in ospedale a Mestre a maga del merletto: candidata Unesco per la sua arte

La storia di Renata, dal lavoro in ospedale a Mestre a maga del merletto: candidata Unesco per la sua arte
MESTRE - È una mano meravigliosa. Parte dall'esecuzione di un quadrato, poi di un fiore, di una farfalla, e con i punti base arriva a fare dei piccoli centrini....

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MESTRE - È una mano meravigliosa. Parte dall'esecuzione di un quadrato, poi di un fiore, di una farfalla, e con i punti base arriva a fare dei piccoli centrini. È quella della merlettaia Renata Franceschi, maestra che ha raggruppato intorno a sé un gruppo di affiatate signore decise a proseguire un'arte dalla paziente lentezza. E' testimone di un'antica tradizione caratteristica della laguna veneta nel Gruppo "Sacolà e... ciacola ad ago", che ha fondato in seno al Centro Studi Storici. E da pochi giorni è rappresentante della Comunità del Merletto ad Ago di Venezia Burano Mestre, nell'ambito della candidatura Unesco dei "saper fare il merletto italiano", grazie al Comune e alla fondazione Musei Civici.


«Da giovane mi piaceva ricamare racconta Renata Franceschi, 78 anni -. Volevo imparare a fare il merletto di Burano, ma abitavo a Mestre. Ho continuato la mia vita e a un certo punto, arrivata a quasi 50 anni, ho incontrato per caso una signora di Burano venuta ad abitare in terraferma. Lidia Zane, la mia prima maestra, riuscì a infondere la passione ad un gruppetto di giovani donne". Quando pochi anni fa è deceduta, Renata Franceschi ha incontrato un'altra maestra di Burano. "Ero andata a Marghera - prosegue la donna -, per informarmi su uno dei corsi dedicati al merletto e organizzati dalla Provincia. Mi diedero il nominativo di Mery Costantini, la incontrai e decisi di seguire la sua mano meravigliosa fino a Burano". Anche se Renata lavorava in ospedale a Mestre, due volte alla settimana si recava in isola.

PASSIONE

«Dalla passione per il ricamo e poi il merletto spiega Renata è nato il desiderio di insegnare. Prima facevo parte dell'associazione L' alveare' al centro civico Manin, poi ho conosciuto una persona che mi ha presentata al Centro Studi Storici". Ma Renata frequentava anche la parrocchia di Santa Barbara. "C'era un'allieva che mentre parlava con le altre, a un certo punto scherzando, ha usato l'espressione c'è la ciacola, mentre facciamo il punto, ovvero la sacolà'. E da allora questo detto è rimasto, fino a dare il nome alla scuola che ho fondato al Centro Studi Storici". Renata ha conseguito, con 98 punti su 100, il diploma all'Esperienza di Formatore Esperto di Arti tessili (Categoria Merletto) a un seminario formativo svoltosi a Roma nel 2009 con il patrocinio della presidenza della Camera (comitato delle Pari Opportunità). La scuola è a Villa Pozzi ed è composta da 12 allieve, seguite da Renata Franceschi. Le lezioni sono gratuite, si svolgono il martedì e giovedì, dalle 15 alle 18. Amicizia e familiarità legano le merlettaie.

TOMBOLI E FUSELLI

«Preparo il materiale: ho pronti tomboli e fuselli, e appena le allieve iniziano a eseguire il merletto si rilassano - dice Renata . Dialoghiamo molto tra di noi, ci scambiano idee. Spesso si parla e ci si sfoga. Quando le vedo in difficolta, cerco di capire i movimenti della mano e le aiuto. Questa arte mi riempie di gioia e mi fa sentire giovane". Alcune merlettaie del gruppo hanno conseguito importanti riconoscimenti. In occasione del concorso nazionale "Un merletto per Venezia", organizzato a giugno dalle fondazioni Musei Civici e Andriana Marcello, sono state premiate sia la scuola del Centro Studi Storici con il merletto "La bellezza del cosmo", sia la merlettaia Gelsomina Acanfora che con "Le stelle da sempre guida dei marinai" ha ottenuto il premio "Merletto ad ago stile antico".


«Amicizia e familiarità lega queste signore commenta Roberto Stevanato, presidente del Centro Studi Storici -, che chiacchierano delle loro vite, in momenti di socializzazione e condivisione di una passione. Vogliamo trasmettere l'arte del merletto anche ai giovani delle scuole, perché non si perda una tecnica viva dal 1400». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino