Mestre «città dormitorio ad uso dei turisti». Polemica social dopo un articolo di "Internazionale". Stevanato: «Immagine cruda ma vera»

Il pezzo sull'esodo dei residenti verso la terraferma anima il confronto: «Sfrutta quel gigantesco bancomat che è Venezia»

Turisti a Mestre
MESTRE - Ad animare di commenti i social network, a proposito della continua polemica tra Venezia e Mestre, è in questi giorni un articolo pubblicato sul settimanale...

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MESTRE - Ad animare di commenti i social network, a proposito della continua polemica tra Venezia e Mestre, è in questi giorni un articolo pubblicato sul settimanale "Internazionale". Intitolato "Mestre all'ombra del gigantesco bancomat di Venezia", ​​firmato da Alessandro Calvi, è un reportage e sostiene l'opinione che Mestre sfrutti il ​​flusso enorme di turisti che sbarcano nella laguna, ma rischia "di essere divorata proprio come Venezia". Si parla della sperimentazione del biglietto di ingresso, che dal punto di vista simbolico "sembra una resa alla trasformazione definitiva di Venezia in un museo". E dell'esodo dei residenti verso la terraferma, che non si ferma. «Il biglietto d'ingresso dovrebbe servire a incoraggiare il turismo giornaliero scrive Calvi - e favorire quello basato su chi si ferma a dormire in città. Ma i numeri raccontano una storia diversa: quella di un'agonia causata dal sovraffollamento turistico, a partire da quello basato sui pernottamenti».

ATTO D'ACCUSA

E ancora se una volta Mestre «era considerata il dormitorio degli operai - dice lo scrittore Roberto Ferrucci - ormai è diventata il dormitorio dei turisti che poi, di giorno, affollano Venezia». Uno dei simboli di questa trasformazione è il distretto alberghiero nato nel 2017 su via Ca' Marcello, a ridosso della stazione. «Come parte del tessuto cittadino non esiste, perché guarda a Venezia e non dialoga con Mestre» dichiara la voce di Gianfranco Bettin. Un processo, a giudizio di Calvi, di omologazione con Venezia che sta investendo Mestre, a causa di un'economia sempre più dipendente dal turismo. «Anche qui - spiega Bettin - sta succedendo ciò che è già accaduto a Venezia. Il sistema degli affitti brevi si è molto diffuso anche sulla terraferma».

Per Roberto Stevanato, presidente del Centro studi storici, l'articolo dà un'immagine cruda e reale della situazione, che «nessuna forza politica, nessun sindaco e amministrazione comunale è mai riuscita a cambiare». Da dormitorio degli operai di Porto Marghera, Stevanato pensa che Mestre si sia trasformata in «dormitorio dei turisti di Venezia». Valuta con positività l'idea di recuperare e valorizzare le aree degradate a ridosso della ferrovia, ma conta il risultato finale. «Appare evidente che l'unione delle due città ha portato danni sia a Mestre, sia a Venezia spiega Stevanato -. Condivido quello che si dice nell'articolo: è colpa dei veneziani, se la città è ridotta così. Oltre a Rialto, San Marco, e forse l'Accademia, tutto il resto sarà lasciato alla decadenza, se non c'è un vissuto all'interno della città». E anche Mestre rischia di fare da volano alla drammatica perdita di abitanti: il presidente del Centro studi storici di Mestre ne conta meno 40mila dagli anni Settanta.

IL COMUNE

Polemiche che non sembrano però turbare i sonni degli amministratori comunali. A giudizio dell'assessore alla Promozione del territorio Paola Mar, invece, l'articolo è una «disamina filosofica». «La politica deve avere visioni e quella degli anni precedenti - sottolinea Mar - doveva prevedere la situazione attuale. Come giunta abbiamo fatto le scelte di fare il contributo di accesso, di limitare gli alberghi nella città storica l'apertura di bar e ristoranti, take away, ma ci siamo trovati di fronte a una situazione trascurata. La nostra amministrazione ha preso misure, sta lavorando sull'università per invertire la situazione».

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Il Gazzettino