Mestre, via Piave: blitz della polizia in pieno giorno nelle strade dello spaccio. Chiusi tre bar

MESTRE - Il grido di allarme dei residenti era esploso un mese fa a colpi di vernice. Siccome quei locali di via Gozzi, secondo loro, erano diventati dei punti di ritrovo (se non...

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MESTRE - Il grido di allarme dei residenti era esploso un mese fa a colpi di vernice. Siccome quei locali di via Gozzi, secondo loro, erano diventati dei punti di ritrovo (se non vere e proprie basi operative) per spacciatori, avevano deciso di segnalare provocatoriamente la loro presenza evidenziandola con delle indicazioni ben precise: Pusher, Qui si spaccia, Covo di spacciatori con tanto di frecce indirizzate verso i tavolini e le postazioni favorite. Un'azione forte, indice di un livello di saturazione arrivato chiaramente al limite, ma che non è rimasta inascoltata.

Ieri pomeriggio, dalle 18.30 in poi, la polizia ha organizzato un blitz nel quartiere mirato proprio a passare al setaccio i locali preferiti dai pusher. E i residenti ci avevano visto giusto: gli uomini della questura di Venezia, intervenuti con una quarantina di agenti tra la scientifica, il commissariato di Mestre e il reparto prevenzione crimine, hanno chiuso tre bar tra via Gozzi, via Aleardi e via Piave. Si tratta del Best service di via Piave 29/b, il bar il girasole di via Aleardi e la pizzeria heart all'angolo tra via Aleardi e via Gozzi. E proprio quest'ultima era stata, un mese fa, il principale bersaglio delle scritte e delle critiche dei residenti. Tutti e tre i locali sono stati chiusi dal questore Maurizio Masciopinto in base all'articolo 100 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza: la normativa che si applica, cioè, quando un locale viene ritenuto un pericolo sociale. Ovvero: quando le sue frequentazioni rischiano di diventare un problema di ordine pubblico e possono alimentare la proliferazione della criminalità.

L'operazione ha ricalcato un po' i metodi operativi utilizzati già in altre retate recenti delle forze dell'ordine in città. La polizia ha messo posti di blocco alle uscite di via Gozzi, via Aleardi, via Fogazzaro e via Bembo. Poi sono cominciati i controlli a tappeto. I blocchi erano stati posizionati per ragioni di sicurezza: per evitare fughe o qualche reazione che potesse mettere a rischio l'incolumità dei passanti. Non è successo nulla di tutto ciò, fortunatamente: la polizia è entrata locale per locale controllando registri contabili ed altre reazioni per poi costringere i titolari ad abbassare le serrande per mettere i sigilli della questura alle saracinesche. Probabilmente i locali rimarranno chiusi per alcuni giorni, ma il cartellino giallo è un avvertimento piuttosto pesante. In caso di recidiva, infatti, potrebbe scattare il ritiro definitivo della licenza.

Lo spaccio, però, come raccontano i residenti, non è l'unica preoccupazione di ciò che si annida intorno a questi locali. C'è anche una gestione ben poco disciplinata della clientela (spesso) assai molesta: ubriachi e sbandati che bevono fino allo sfinimento e poi danno il La a risse in strada.
Una situazione di insicurezza percepita che, anche secondo il parroco della chiesa di via Aleardi, don Fabio Mattiuzzi, ha portato i residenti a evitare di uscire la sera. «Non c'è stato un vero e proprio peggioramento, c'è una sintomatica quotidianità del disagio - ha detto recentemente il don proprio in un una intervista al nostro giornale - Via Aleardi riflette tutti i problemi che riguardano Mestre sud: ci sono state delle scelte un po' bislacche che hanno permesso di creare qui, via Aleardi, via Piave, corso del Popolo, le nostre banlieue». L'operazione della questura è un primo passo per far capire ai residenti che le istituzioni non si sono dimenticate di loro.

Anche il Comune, qualche anno fa, aveva pensato di dare una svolta alla zona togliendo i sensi unici in alcune delle laterali e mettendo a doppio senso via Gozzi, Strada dei Ronchi, via Rampa Cavalcavia, via Monti rinunciando a una fila di parcheggi.

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Il Gazzettino