Autosalone vendeva le stesse vetture a più persone senza consegnarle: 7 arresti

Autosalone vendeva le stesse vetture a più persone senza consegnarle: 7 arresti
MESTRE - Decine di autovetture vendute più volte da un autosalone di Mestre e mai consegnate ad ignari clienti che, a seguito della truffa, hanno perduto le migliaia di...

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MESTRE - Decine di autovetture vendute più volte da un autosalone di Mestre e mai consegnate ad ignari clienti che, a seguito della truffa, hanno perduto le migliaia di euro versati come acconto, mentre i proventi del raggiro sono spariti attraverso una serie di operazioni di riciclaggio.


Sono sette le persone arrestate con l’accusa di associazione per delinquere sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari di Venezia, Marta Paccagnella, su richiesta del sostituto procuratore Andrea Petroni. Un’operazione che ieri sera era ancora in corso, motivo per il quale gli inquirenti hanno deciso di non fornire dettagli, in attesa di una conferenza stampa che probabilmente si svolgerà domani.
LE INDAGINI
Le indagini sono iniziate lo scorso anno dopo la denuncia presentata da una ventina di persone che, nel mese di marzo, raccontarono di essersi rivolti ad un autosalone di via Forte Marghera a Mestre dopo aver visto alcuni annunci di auto in vendita a prezzi convenienti, pubblicizzati su un sito internet. Prima di versare gli acconti, tutti gli aspiranti acquirenti hanno visionato e provato la vettura dei loro sogni: in gran parte si trattava di Mercedes, Audi e Bmw. Tutti erano sicuri che si trattasse di un affare e non hanno avuto alcun dubbio sulla serietà del rivenditore: per questo motivo sono state versate caparre dell’ammontare compreso tra 500 e 3mila euro. Alcuni hanno provveduto anche al saldo del prezzo totale, versando fino a 30 mila euro, senza però mai ricevere la vettura. In alcuni casi la stessa auto è stata venduta a più persone. La scusa accampata dall’autosalone per la mancata consegna era inizialmente la necessità di provvedere alla reimmatricolazione, trattandosi di vetture di importazione. Poi la colpa fu addebitata al Covid. Nel frattempo le somme incassate a titolo di caparra o saldo sono finite su conti esteri, oppure trasformate in contanti e fatte sparire: da qui l’accusa di riciclaggio.
GLI INDAGATI
Gli indagati sono residenti in parte in Riviera del Brenta, in parte in provincia di Verona e uno nel padovano, a Vigonza. Una delle truffe contestate riguarda la locazione di un esercizio commerciale a Limena, in provincia di Padova, per i quali i canoni non sono stati poi pagati. Lo stesso trucco è stato utilizzato anche a Sassuolo, in provincia di Modena, dove secondo la Procura l’organizzazione stava progettando di mettere a segno analoghe truffe: l’inchiesta, però, era già stava avviata e i controlli delle forze dell’ordine hanno fatto fallire gli ulteriori tentativi illeciti.
Uno dei partecipi della presunta associazione per delinquere è accusato anche di calunnia: dopo aver truffato gli acquirenti delle auto, infatti, ha presentato una denuncia per diffamazione in relazione ad alcuni post su Facebook nei quali le vittime del raggiro lo indicavano come uno dei responsabili.
I primi interrogatori degli arrestati sono iniziati ieri, di fronte al gip Paccagnella per concludersi entro la fine della settimana.

Gianluca Amadori
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Il Gazzettino