Amianto, sequestro-bis al Parco San Giuliano: transennata la zona del tamburello

L'area del Parco San Giuliano posta sotto sequestro
​MESTRE Un altro sequestro. E sempre per i lavori iniziati oltre un anno fa per realizzare le opere destinate a trasformare una parte del parco di San Giuliano in una zona...

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​MESTRE Un altro sequestro. E sempre per i lavori iniziati oltre un anno fa per realizzare le opere destinate a trasformare una parte del parco di San Giuliano in una zona attrezzata per gli spettacoli. A luglio dello scorso anno i carabinieri della Forestale, su ordine della Procura di Venezia, avevano sequestrato i 45 metri cubi di terra scavata per piantare i pali che dovrebbero reggere la palizzata per la zona spettacoli. Il terreno scavato era stato stoccato nella parte del parco che porta in punta San Giuliano e cioè in quell’area già interamente bonificata e che era pronta per l’apertura. Ebbene, nel terreno scavato di fresco sono state trovate tracce di eternit cioè di amianto, sostanza altamente cancerogena. E così, oltre ai 45 metri cubi scavati, è stata bloccata anche la riapertura del terreno bonificato e che era entrato in qualche modo in contatto con il terreno inquinato che, peraltro, era custodito in quei cassoni che adesso sono stati posizionati a ridosso della collina belvedere e che non vengono portati via perchè la ditta che ha fatto i lavori nel frattempo è fallita.


Mancano autorizzazioni paesaggistiche: sequestrata un'area del Parco san Giuliano

NUOVI SIGILLI Intanto ieri mattina i carabinieri della Forestale sono andati a San Giuliano a completare l’opera e cioè a sequestrare l’intera zona del tamburello e anche i plinti per la recinzione della zona spettacoli su ordine del gip Barbara Lancieri. Vuol dire che la Procura vuol vederci chiaro in tutto questo progetto che, peraltro, è nato male ed ha sollevato le critiche durissime dell’Associazione Amici del parco di San Giuliano presieduta da Anna Forte, che da sempre si batte per la salvaguardia del progetto originario dell’arch. Antonio Di Mambro. Progetto che invece un pezzo alla volta negli ultimi cinque anni è stato via via “ritoccato”. «Non mi stupisco di quel che fa la Giunta di Luigi Brugnaro visto che il sindaco non ha mai a mostrato la minima sensibilità per l’ambiente – dice Anna Forte - ma mi meraviglio che la Soprintendenza faccia passare tutto questo, dalla cementificazione del parco al mantenimento delle ditte di trasporto in Punta San Giuliano con premi di cubatura in evidente sfregio a tutta l’area verde». E intanto ecco il nuovo sequestro, quello di ieri mattina, legato al fatto che non si trova fra le carte del Comune il parere della Salvaguardia sul progetto che il Comune sta realizzando. Non solo, il sequestro si basa anche sul fatto che non sarebbero state rispettate le prescrizioni della stessa Soprintendenza che peraltro aveva dato il via libera ai lavori dei campi da basket, dei servizi igienici e del ponte di collegamento tra il tamburello e il resto del parco. E così si blocca tutto e, nel frattanto, quei 45 metri cubi di terreno con amianto restano lì, con i teloni che ormai svolazzano da tutte le parti visto che il Comune non ha ancora trovato il modo di portare via il terreno inquinato.


VELENI SOTTERRATI Ma, al di là di tutto, l’inchiesta evidenzia il problema dei problemi e cioè che i nuovi lavori sono stati fatti senza evidentemente sapere come è stato realizzato il parco di San Giuliano che, originariamente, era una discarica di veleni delle industrie di Porto Marghera. Sopra i veleni industriali, è stato messo uno strato di materiale da riporto a far da cuscinetto, poi un metro di terra buona, quella che derivava dallo scavo per le fondamenta del nuovo ospedale di Mestre. Si sapeva già che nel corso del tempo la terra e i “rovinassi” si sarebbe compattati e che non bisognava scavare oltre il metro di profondità. Ebbene, un anno fa si è scavato ben oltre i 50 centimetri di profondità e quindi è saltato fuori l’amianto. Forse la fretta di dimostrare che si faceva qualcosa dopo cinque anni di nulla, ha fatto saltar fuori l’inghippo. Che rischia di bloccare ulteriormente i lavori che, peraltro, sono fermi dal luglio dello scorso anno. Intanto il Comune «ha rinnovato all’Autorità giudiziaria piena collaborazione al fine di poter restituire, al più presto, ai cittadini la libera fruizione di dette aree».
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Il Gazzettino