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MESTRE - Una cosa è certa. Poteva morire. Questione non di centimetri, ma di millimetri. La lama conficcata con un colpo secco sotto l'ascella gli ha sfiorato il polmone.
Questo l'agghiacciante particolare emerso all'indomani dell'accoltellamento del 24enne studente di Chimica mestrino, intervenuto a difesa dei titolari del bar Arcobaleno di via Aleardi, in balìa di un ubriaco violento. Arrestato da vigili urbani e polizia quasi nell'immediatezza del fatto, Sadem Buoyahia, 31 enne tunisino irregolare e senza fissa dimora, è in carcere con l'accusa di tentato omicidio. Dovrà rispondere anche del ferimento di 35enne della Guinea che al pari del giovane universitario, si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato: lui è stato colpito al gluteo in maniera non grave, tanto che è stato dimesso subito dopo la medicazione.
RICOVERATO
Come detto, al 24enne è andata peggio. Molto. «Nella sfortuna è stato fortunato» commenta il padre dal reparto di Chirurgia toracica dove è ricoverato il figlio. Sottoposto a una delicata operazione, era stato prima trattenuto in terapia intensiva. «Gli hanno praticamente ricostruito una porzione di vena - continua il padre - e quello che preoccupava era un importante sversamento interno ed esterno.
CRONACA
Il 24enne è un cliente del locale. Giovedì nel tardo pomeriggio era andato là con altri tre amici, due ragazze e un ragazzo, compagni di facoltà, dopo il laboratorio di chimica. Il solito aperitivo prima di rincasare per cena. Quando ha visto quell'esagitato che ha cominciato a insultare i baristi per poi lanciare e rompere bottiglie, ha cercato di farlo ragionare, di calmarlo. Per tutta risposta l'altro ha estratto un coltello e lo ha trafitto. Una reazione che mai nessuno di sarebbe aspettato e che, come scritto all'inizio, solo per un caso fortuito non ha avuto conseguenze ancora più drammatiche.
SOCCORSI
La tempestività dei soccorsi e la professionalità del personale medico ha fatto la differenza. In questi frangenti si sa quanto il fattore tempo sia fondamentale non solo nel salvare una vita bensì per limitare le eventuali conseguenze di carattere clinico.
«Mio figlio da quanto ho capito era quasi dissanguato. Ringrazio medici e infermieri disponibilissimi anche con noi. Per il resto - conclude il padre del 24enne - non ho parole. Un incidente stradale è una fatalità ma quanto è successo a mio figlio no. È qualcos'altro. È un problema. Ma ripeto è stato fortunato, siamo stati fortunati».
Il Gazzettino