Mestre. Accampamento abusivo di fronte alla carrozzeria, il titolare disperato: «In 20 dormivano davanti al nostro cancello, non ne possiamo più»

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MESTRE - Ieri mattina hanno trovato un vero e proprio accampamento abusivo davanti alla loro attività: «Circa una ventina di persone - racconta Paolo Favaretto, titolare insieme al figlio Mattia della Carrozzeria Moderna di via Giustizia - stavano dormendo davanti ai nostri cancelli. Ho avvertito subito polizia e carabinieri». Si tratta dell’ennesimo grido d’aiuto dell’imprenditore che, negli anni, ha avuto a che fare con diversi problemi di degrado e sicurezza. Prima i furti (37 in meno di dieci anni) e poi raid vandalici (anche alle auto dei clienti in sosta), spaccate e danneggiamenti alle vetrate. Da circa un anno, ormai, il problema è la convivenza con gli sbandati e i senzatetto che dormono tra il sottopasso di via Giustizia e l’ingresso della carrozzeria. Di fronte alla carrozzeria, infatti, c’è il Drop In del Comune (l’ufficio dei servizi di sociali che si occupa dell’assistenza e il sostegno a chi ha problemi di dipendenza). «Dispiace per queste persone, mi rendo conto della loro situazione, ma non possiamo andare avanti così. Ogni mattina devo pulire quello che lasciano tra siringhe, bicchieri, escrementi. Non è un bel biglietto da visita per i clienti, tanti ormai ci dicono che preferiscono non venire da noi perché non si sentono sicuri. Dove sono le istituzioni? Dov’è lo Stato? Ho sempre pagato le tasse, ho sempre votato. Ho scritto appelli al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica: possibile che non si possa fare nulla? Possibile che si debba per forza accettare questa condizione?»

SIT IN 

Oggi, alle 12, insieme a una ventina di dipendenti, Favaretto protesterà davanti alla sede del Drop In. Intanto, ieri pomeriggio, in via Giustizia è stato un viavai continuo di volanti della questura. Già da settimane, peraltro, la polizia locale ha disposto dei servizi notturni tra il sottopasso e via Giustizia. Qui, nella sua officina, proprio per la particolarità del suo caso, erano venuti sindaci, assessori, prefetti, questori, persino un ministro dell’Interno (Angelino Alfano) assicurando che lo Stato avrebbe protetto lui e la sua attività. Ad oggi, però, sembra non essere cambiata granché la situazione e la carrozzeria continua a dover fare i conti con il degrado dell’area stazione. Negli anni Favaretto ha installato allarmi, telecamere, ha assunto un’agenzia di vigilanza privata: tutti palliativi che hanno permesso di tenere al sicuro il suo negozio per qualche mese, salvo ricadere puntualmente nelle solite questioni. «Non ne possiamo più, abbiamo delle famiglie da mantenere - conclude Favaretto - non è giusto continuare con questo clima. Ci aspettiamo maggior sicurezza e maggior protezione».

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Il Gazzettino