Messe a numero chiuso: la Diocesi scrive le regole. Si parte domenica 24

Il vescovo Pavanello celebra la messa al santuario del Pilastrello di Lendinara in diretta su facebook
ROVIGO Mascherine, gel igienizzante al posto dell’acquasanta, distanziamento ed entrata contingentata. Sono queste alcuni delle regole con le quali le parrocchie si...

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ROVIGO Mascherine, gel igienizzante al posto dell’acquasanta, distanziamento ed entrata contingentata. Sono queste alcuni delle regole con le quali le parrocchie si preparano a riaprire le chiese per la celebrazione della messa. Vescovi italiani e Governo, hanno infatti dato il via libera al protocollo che consentirà le celebrazioni a partire da lunedì prossimo. La prima messa domenicale verrà dunque celebrata il 24 maggio. Ad aprire però saranno solo le chiese in grado di garantire il rispetto delle regole anti-Covid 19. Non è pertanto ancora certo se tutte le parrocchie del Polesine avranno a disposizione gli strumenti per riuscire a tornare alle messe pubbliche.

«La Diocesi di Adria-Rovigo – spiega il responsabile della Comunicazione, don Enrico Turcato – sta preparando un protocollo con le indicazioni che i sacerdoti dovranno seguire per aprire le messe alla comunità. La sanificazione della chiesa, ad esempio, non è una questione semplice da affrontare dal momento che con i prodotti indicati per l’igienizazzione c’è il rischio di danneggiare il marmo delle pavimentazioni delle nostre chiese e le statue». A mancare, inoltre, il personale per la sanificazione che, secondo il protocollo governativo, dovrebbe avvenire al termine di ogni celebrazione. Non solo. «Chi si occuperà di contingentare le entrate in chiesa? – si domanda preoccupato don Turcato - Occorrono molti volontari per riuscire, non solo a controllare il flusso di fedeli che si presenteranno davanti alla porta della chiesa, ma anche per vigilare che durante la celebrazione vi sia il rispetto delle regole».
RICERCA DI VOLONTARI

I volontari, secondo quanto indica il Protocollo, dovranno essere riconoscibili e muniti di tutte le precauzioni del caso. La responsabilità di assembramenti o contagi avvenuti durante la partecipazione alla messa è del parroco a cui è chiesto di garantire la distanza di un metro e mezzo tra un fedele e l’altro. Ecco che per dare il via libera alla comunità di partecipare alla messa occorre prima predisporre con attenzione ogni particolare per permettere alle parrocchie di aprire le chiese in sicurezza. Una delle regole che suscita più sconcerto tra i sacerdoti sono poi le messe a numero chiuso. «La Diocesi – spiega don Turcato – sta cercando di dare delle indicazioni per contingentare l’entrata in chiesa. Qualche fedele inevitabilmente, una volta raggiunto il numero massimo, verrà lasciato fuori e non potrà partecipare fisicamente alla messa». Tra le ipotesi al vaglio, la possibilità di seguire comunque la stessa celebrazione, come è stato finora, attraverso il web. Le norme prevedono, in alternativa, la possibilità di più celebrazioni. «Anche questa indicazione non è sempre possibile – spiega Turcato -, prima di tutto per più celebrazioni servono più sacerdoti e, inoltre, maggiore è il numero di messe e maggiore sarà il numero di sanificazioni che dovranno essere effettuate. L’igienizzazione, infatti, non riguarda solo banchi, porte, pavimenti ma anche i microfoni, le ampolline e tutti gli oggetti utilizzati per la celebrazione». Aboliti i sussidi e i libretti per i canti, il segno della pace e il coro. Le offerte saranno invece raccolte all’entrata in appositi contenitori. E anche per la Comunione il protocollo detta regole ferree: il sacerdote deve indossare i guanti, consegnare la particola nelle mani del fedele che dovrà restare seduto al proprio posto, rispettando il distanziamento di metro e mezzo. Come fare? «Un altro bel problema – spiega il sacerdote -, siamo in attesa del protocollo che la Diocesi sta stilando per chiarire con maggiore precisione con quali modalità avverrà l’Eucarestia».
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Il Gazzettino