Sorpresa nella teca di Meryt e Baby: le due mummie egizie non sono sole

Sorpresa nella teca di Meryt e Baby: le due mummie egizie non sono sole
ROVIGO  - Meryt e Baby, i nomi con cui vengono chiamate le due mummie egizi, quella di una donna e di un bambino (o bambina), conservate dall'accademia dei Concordi...

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ROVIGO  - Meryt e Baby, i nomi con cui vengono chiamate le due mummie egizi, quella di una donna e di un bambino (o bambina), conservate dall'accademia dei Concordi di Rovigo, nelle scorse settimane,  sono uscite dalle teche che le conservano per essere sottoposte a una campagna di studi. La loro storia si è fatta ancor più intrigante dopo che l'analisi del cassone che le conteneva ha svelato un sottofondo nel quale sono state scoperte altre parti anatomiche mummificate. Un insieme alla rinfusa di resti umani, tra i quali almeno 4 teste, oltre a parti di arti e corpi. Così, dopo un secolo dal loro arrivo in Polesine, si torna a parlare di Meryt e Baby, con l'ipotesi che il nuovo straordinario ritrovamento sia un caso di affastellamento di altre mummie oltre a queste. In sostanza, le parti ritrovate potrebbero essere di salme giunte insieme a queste a fine 1800 dall'Egitto a Rovigo, trovate spezzate all'epoca, forse a causa degli scossoni del lungo viaggio.


Meryt e Baby saranno separate per la prima volta e diventeranno oggetto di una precisa campagna diagnostica, Progetto Egitto, che prevede la datazione col metodo del carbonio C14, la tomografia computerizzata (Tac), la scansione con laser scanner 3D. Il prelievo dei campioni sarà effettuato negli ambienti dell'Accademia da personale specializzato, accompagnato dai ricercatori che tenteranno di ricostruire la loro storia. Poi tutto sarà oggetto di una grande mostra a loro dedicata.

Meryt e Baby sono giunte a Rovigo tra il 1878 e il 1879, all'interno di uno dei 5 capienti cassoni zeppi di reperti egizi in arrivo da Alessandria d'Egitto. A inviarli fu un personaggio all'epoca famoso, Giuseppe Valsè Pantellini (nato a Rovigo nel 1826), un rodigino, in esilio a causa della partecipazione ai moti d'insurrezione del Polesine nel 1848, che trovò rifugio al Cairo. Qui prese in gestione e acquistò, il Grand Hotel, collezionando materiale vario che inviò in Italia. Tra questi reperti, appunto, le mummie che l'Accademia ha sempre conservato nel proprio patrimonio. Le ipotesi, non verificabili, è che Pantellini sia stato disordinato, o che abbia spedito il cassone in tutta fretta perché non venisse bloccato in Egitto.


A seguire la campagna di studi è la restauratrice Cinzia Oliva, con gli esperti di Progetto EgittoVeneto e l'equipe medica del professor Raffaele de Caro dell'università di Padova. Gli esiti degli esami saranno al centro di una mostra a Palazzo Roncale promossa da Concordi e Fondazione Cariparo, di quel che oggi è la maggior collezione egizia della regione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino