MERANO - Un Comune non può rifiutare senza motivazione di servire un pasto vegano ad un bambino dell’asilo qualora i genitori lo abbiano richiesto. È questa la...
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Il Comune aveva risposto, semplicemente, che questo trattamento alimentare non era previsto e la madre aveva presentato ricorso. Il collegio, presieduto da Terenzio Del Gaudio, ha stabilito la carenza di motivazione da parte del Comune, osservando inoltre che le disposizioni ministeriali prevedono che «vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali».
Quella pubblicata mercoledì dal Tar di Bolzano è un’altra «sentenza storica», sottolinea il legale Carlo Prisco, molto attivo sul fronte dei diritti dei vegani, «per ben due volte un’amministrazione comunale - ricostruisce Prisco - ha cercato di sottrarsi all’obbligo giuridico di riconoscere le istanze etiche dei cittadini. Per ben due volte questo tentativo si è infranto nelle aule di tribunale, dove la verità dei fatti è emersa cristallina».
Già nel 2015, infatti, il Comune di Merano «aveva preteso un certificato medico per consentire a un bimbo iscritto al nido di seguire l’alimentazione vegana, manifestando preoccupazioni per la sua salute. In quello stesso anno il Tar di Bolzano si è pronunciato sulla questione dichiarando l’illegittimità della richiesta formulata dalla pubblica amministrazione e obbligandola a fornire il pasto vegano senza alcuna certificazione medica». Nel 2016, prosegue l’avvocato «lo stesso Comune, cogliendo l’occasione del passaggio di quel bimbo dal nido alla scuola materna, decide di negare l’alternativa vegana, eliminandola dalle opzioni previste per la mensa scolastica. La madre, per la seconda volta costretta a ricorrere alle vie legali, si è rivolta allo stesso tribunale amministrativo regionale per chiedere giustizia. E giustizia è stata fatta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino