È illegittimo l'appalto da 54 milioni di euro per le mense delle Ulss 1 Dolomiti e 2 Marca Trevigiana. Lo dice la sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata ieri, che...
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Complessivamente la procedura indetta il 23 dicembre 2016 e conclusa il 13 febbraio 2018 si articolava in sei lotti, per un ammontare di 303 milioni, «tutti caratterizzati da un notevole valore economico» e «strutturati su una notevole estensione territoriale», scrivono i giudici, precisando che quello relativo alle province di Belluno e Treviso riguardava 25 strutture sanitarie per la fornitura di 1.200.000 pasti all'anno. «Una articolazione complessiva della gara solo apparentemente conforme ai paradigmi normativi di suddivisione ma, sostanzialmente, non rispettosa in concreto dei principi e del complesso delle disposizioni vigenti in materia di tutela della concorrenza e del libero mercato», afferma però il Consiglio di Stato, secondo cui «non appare infatti casuale che i vari lotti della procedura in esame siano stati tutti affidati» al tandem berico.
LA VIOLAZIONE
Trovano dunque riscontro giudiziario i dubbi espressi lo scorso anno sia dal Partito Democratico, con un'interrogazione in Consiglio regionale, sia dalla Cgil, con la mobilitazione dei lavoratori. Per i magistrati della terza sezione risulta difatti una «violazione di carattere sostanziale delle norme fondamentali sulla tutela della concorrenza comunitaria e delle regole del Codice dei contratti», per l'assenza di limiti all'aggiudicazione di tutti i lotti da parte di un unico partecipante, come invece avviene nei bandi di Consip. «L'artata applicazione delle norme sugli appalti da parte delle Centrali di Committenza osserva il Consiglio di Stato non può risolversi in una situazione per effetto della quale la conquista del mercato da parte di un'azienda non dipende esclusivamente dalla propria capacità ed iniziativa, ma è il frutto dei condizionamenti provenienti da intenzionali scelte di programmazione che appaiono finalizzate ad orientare un certo assetto produttivo per un tempo indefinito». E poi: «La sottrazione sostanziale al mercato di importi così elevati e per periodi così lunghi finisce per condizionare la permanenza stessa delle altre imprese sul mercato».
LA CUCINA
Nel mirino finisce in particolare il fatto che «la lex specialis di gara aveva imposto, in modo indifferenziato e senza alcuna motivazione, l'utilizzo di centri di cottura esterni per tutta l'attività di produzione e di confezionamento dei pasti, prevedendo lo smantellamento delle cucine esistenti all'interno dei presidi ospedalieri a cura e a spese delle Aziende sanitarie». Solo il gruppo Serenissima in Veneto è provvisto di un polo così grande: quello inaugurato dall'allora governatore Giancarlo Galan nel 2010 a Boara Pisani (Padova). Chiosano i giudici: «Resta da chiedersi come mai, senza una reale analisi sulla loro eventuale disfunzionalità ovvero obsolescenza delle attrezzature e senza, anche qui, alcuna motivazione al riguardo, si sia decisa la rottamazione con oneri di 700.000 a carico delle Aziende Sanitarie di tutte le strutture di produzione dei pasti in precedenza funzionanti».
LA REPLICA
Azienda Zero ha annunciato che sarà sua cura «procedere celermente alla indizione di un nuovo procedimento di gara», relativamente al Bellunese e al Trevigiano, «rivisitando la predisposizione del Capitolato alla luce della pronuncia».
Angela Pederiva
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Il Gazzettino