Bufera sulla ditta di Marghera che porta i pasti nelle scuole trevigiane. Le accuse dei genitori

Bufera ditta Marghera
VILLORBA (TREVISO) - Tre comuni in rivolta contro il servizio mensa nelle scuole. A Villorba e San Biagio piovono le proteste dei genitori sulla gestione della ristorazione da...

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VILLORBA (TREVISO) - Tre comuni in rivolta contro il servizio mensa nelle scuole. A Villorba e San Biagio piovono le proteste dei genitori sulla gestione della ristorazione da parte della Dussmann, multinazionale con sede locale a Marghera. Le lamentele viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda: pasti in ritardo, a volte freddi e in alcune occasioni con porzioni striminzite. Le stesse già evidenziate a Casale, dove giovedì scorso sono spuntati anche dei filamenti metallici da un piatto di crema di carote con riso arrivato all’elementare Rodari. «La situazione sta portando molti alunni a rifiutare il momento del pranzo a scuola - rivelano alcuni rappresentanti dei genitori di Villorba - diverse famiglie stanno infatti valutando di togliere i propri figli dal servizio mensa per farli mangiare a casa». O dando loro un panino. 


LA MOBILITAZIONE
In tutti e tre i comuni sono già stati organizzati degli incontri tra amministrazioni, genitori, scuole e azienda di ristorazione. Dopo l’esplosione del caso, oggi a Casale ci sarà un nuovo incontro. Il 24 novembre a San Biagio. E il 28 novembre toccherà a Villorba. Qui il problema è emerso in particolare all’elementare Marco Polo di via Centa. «Gli alunni che hanno pranzato durante gli ultimi turni non hanno ricevuto il secondo piatto per ben due volte. Il fatto è ancor più grave se si considera che in una di queste occasioni il primo piatto era scarso come quantità (due cucchiai di riso in bianco) e solo la prima volta la ditta ha rimborsato il pasto non distribuito – mettono nero su bianco i rappresentanti dei genitori – In generale, le porzioni sono estremamente scarse, i bis non sempre garantiti e i menù spesso sembrano poveri anche a livello nutritivo». 


LE SEGNALAZIONI
«Una classe ha richiesto alla Dussmann la provenienza delle materie prime utilizzate e una specifica relativa alla quantità. Ma non c’è stata risposta – aggiungono – i bambini coinvolti devono restare a scuola per 8 ore e non è ammissibile che venga loro somministrato un pasto scarso o comunque non affrontabile. Sappiamo per certo che non stanno ricevendo il servizio che spetta loro e per il quale i genitori pagano». La segnalazione è arrivata anche in Comune. «Ci siamo mossi immediatamente – spiega Francesco Soligo, sindaco di Villorba – abbiamo inviato alla Dussmann una formale richiesta di chiarimenti immediati e risolutivi. L’alimentazione a scuola è tra le nostre priorità. Faremo tutto ciò che è necessario». San Biagio è sulla stessa linea: «I nodi vanno risolti – detta Martina Cancian, assessore all’istruzione – abbiamo già organizzato un incontro per giovedì prossimo. E’ necessario rivedere le cose trovando una soluzione definitiva». 


LA REPLICA


Dal canto proprio la Dussmann, che si era scusata per quanto accaduto a Casale, risponde in modo netto: «In riferimento alle segnalazioni che riguardano qualità e quantità dei pasti serviti, Dussmann è perfettamente in linea con quanto previsto dal capitolato e dalle linee guida nazionali – mettono in chiaro – non solo. Il servizio è previsto in multi-porzione e spesso vi è la possibilità di usufruire del bis. Rispetto alla qualità, riteniamo essere l’indicazione troppo generica in quanto il menù varia e dal centro di cottura l’azienda produce giornalmente circa 3mila pasti identici per tutti, fatta eccezione per le diete speciali. L’analisi delle quantità di scarti ed eccedenze, peraltro, non desta particolare preoccupazione». Sul fronte di Casale, l’Usl sta analizzando i campioni dei filamenti ferrosi rinvenuti nel piatto, che a prima vista ricordano quelli delle pagliette per pulire le stoviglie. Qui i genitori hanno già raccolto oltre 640 firme con una petizione online lanciata proprio per chiedere un miglioramento del servizio mensa nelle scuole. Ma la Dussmann non ci sta a finire sulla graticola: «Per quanto riguarda i corpi estranei di natura verosimilmente ferrosa rivenuti in un pasto – tirano le fila – da una prima indagine interna risultano non riconducibili ad alcun materiale, strumento o attrezzatura presenti nel centro di cottura”. 

 

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Il Gazzettino