Rovigo. Frati cappuccini, in un anno sfornati oltre 10 mila pasti. «Non ci siamo mai fermati»

Ogni giorno ci sono una trentina di persone a pranzo, prima del Covid si arrivava anche a 50

La mensa dei frati cappuccini di Rovigo
ROVIGO - Sono le 9 del mattino, Fra Mario Manfrin è arrivato all'alba nella cucina della mensa dei Cappuccini. Il lavoro da fare è, infatti, notevole; smistare...

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ROVIGO - Sono le 9 del mattino, Fra Mario Manfrin è arrivato all'alba nella cucina della mensa dei Cappuccini. Il lavoro da fare è, infatti, notevole; smistare le donazioni di frutta e verdura, preparare i tavoli e coordinare circa 15 volontari, 30 in tutto, che quotidianamente si mettono a servizio dei poveri. Quest'anno la mensa dei frati, accanto al Convento, ha sfornato oltre 10 mila pasti. «Ogni giorno abbiamo circa 30 persone a pranzo - spiega Fra Mario -, prima del Covid arrivavano a 50. In realtà, anche con la pandemia non ci siamo mai fermati; la fame non teme i virus».

Chi sono i poveri di oggi

I 13 francescani che gestiscono lo storico convento dei Cappuccini, punto di riferimento per fedeli e bisognosi, nonostante l'età avanzata, ad un certo punto, hanno contratto il Covid. La loro attività, però, anche in questo caso, non si è arrestata. L'hanno portata avanti i volontari. Chi sono i poveri oggi? «Per lo più stranieri, ma c'è anche qualche italiano che con la pandemia si è trovato senza lavoro e non riesce a fare la spesa. Tutti, ad un certo punto della nostra vita, possiamo trovarci in difficoltà e la mensa dei frati offre sempre la garanzia di un pasto caldo». Non solo. Ogni giorno frati e volontari sistemano il vestiario che viene donato per poi distribuirlo ai bisognosi. «Davanti alla mensa mettiamo sempre abiti puliti a disposizione dei poveri - spiega il Fra Mario -, a volte succede che anche qualche persona parcheggia l'auto in strada e scende a prendersi un maglione. Si tratta di operai che fanno fatica, tra bollette e spese, ad arrivare alla fine del mese».

Una lunga storia di solidarietà

C'è poi la distribuzione dei generi alimentari, «anche qui si presentano, in aumenti dopo la pandemia, famiglie con bambini piccoli ma anche tanti giovani». Una lunga storia di solidarietà e beneficenza quella dei frati Cappuccini di Rovigo a cui la comunità guarda sempre con grande affetto. «A scaldarci il cuore sono anche tante dimostrazioni di riconoscenza da parte delle persone che aiutiamo - spiega il frate -, ad esempio, alcune settimane fa, un uomo che aveva frequentato la nostra mensa ci ha portato 100 euro spiegandoci che aveva trovato un lavoro. Non li volevamo accettare, ma lui ci ha raccontato che aveva messo da parte 5 euro al mese per donarceli. Ci siamo davvero commossi». Tra i tavoli, anche mamme con bambini. «I volontari hanno insegnato a camminare ad un bimbo di 2 anni che veniva qui da noi a pranzo - racconta il frate -. La mamma, presa dalle difficoltà, non aveva avuto tempo di farlo, il bimbo era sano e vispo, ha imparato subito. È stata una gioia». Anche durante le festività la mensa dei frati non si ferma».
«Si inizia sempre con una preghiera e il segno della croce - spiega Fra Mario -, anche chi è musulmano attende con rispetto il termine di questo momento. Raramente succedono episodi spiacevoli, nonostante la presenza di situazioni davvero difficili».

I giovani

In passato, a servire nella mensa dei frati, anche studenti accompagnati dai docenti. «I giovani - sottolinea Fra Mario - avrebbero tanto bisogno di frequentare questi posti per mettere in ordine la scala delle priorità. Ad esempio, abbiamo avuto un gruppetto di studenti tempo fa, si erano presentati con abiti firmati. Una volta a contatto con i nostri ospiti bisognosi, hanno cambiato subito atteggiamento; hanno lavorato davvero sodo e dopo nei loro occhi c'era la luce della gioia e della consapevolezza. I ragazzi hanno bisogno di concretezza e di presenza». Preziosi, poi, i volontari. Ieri al lavoro, c'erano Simone, cameriere stagionale, Margaret, ex insegnate, Stefania, pensionata e Mariagiuliana. «La gioia di aiutare il prossimo ci riempie la vita e il cuore - dicono -, quando veniamo qui ci rendiamo conto di quanto piccoli sono i nostri problemi». Accanto alla mensa, il tradizionale presepe, molto frequentato durante le festività. Con l'arrivo del 2023, a fare paura, il rischio di chiusura del convento: «Ci affidiamo alla divina Provvidenza» alza le mani al cielo Fra Mario, mentre con un sorriso accoglie i primi ospiti a tavola. 

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Il Gazzettino