Il sogno di una vita per un giovane medico: «Io professore all'Università di Cambridge»

MEDICO - Daniele Borsetto è diventato un professore della Università di Cambridge
ALBIGNASEGO - «È come quando giochi a calcio nell’Albignasego e ti compra il Barcellona». Si sente così Daniele Borsetto, 35 anni, di cui 30 nel...

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ALBIGNASEGO - «È come quando giochi a calcio nell’Albignasego e ti compra il Barcellona». Si sente così Daniele Borsetto, 35 anni, di cui 30 nel comune padovano e 5 in Gran Bretagna. «Pensavo di trascorrerci un anno. In realtà all’ultimo colloquio le domande indagavano proprio le mie prospettive». Sì perché l’intervista, come dice tradendo l’anglicismo “interview”, era di quelle che pretendevano una continuità, anche trentennale. Così Daniele ha sbaragliato la concorrenza e all’ultimo concorso all’ospedale di Cambridge nel dipartimento di chirurgia della base cranica, otologia ed impianti cocleari, si è aggiudicato il ruolo di consultant. «L’ultima assunzione è stata 10 anni fa. L’assegnazione del posto ad un italiano ha provocato gran fermento: nel mio dipartimento sono tutti inglesi, tranne il mio professore canadese, quindi sembra incredibile abbiano selezionato me per un ruolo così prestigioso. Nel colloquio li ho rassicurati: i miei figli amano il fish&chips e tifavano Inghilterra agli Europei».


 

IL PERCORSO
Il dottor Borsetto, classe 1986, una laurea in Medicina all’Università di Padova, la partenza nel 2017 per un primo contratto di 3 mesi a Cambridge appena specializzato in otorinolaringoiatria, dopodiché un anno di chirurgia oncologica testa-collo a Birmingham, uno di chirurgia della base cranica anteriore e laterale nuovamente a Cambridge e uno a Londra. Ora torna per la terza volta nella città universitaria, con un bagaglio di 900 interventi da primo operatore, più di 70 pubblicazioni scientifiche e la partecipazione al concorso. «Si tratta del terzo ospedale in Europa per numero di impianti cocleari, circa 250 l’anno» conta il medico, che qui avrà il compito del consultant, posizione che assomiglia al nostro primario. «In Inghilterra non esiste quel ruolo, per come lo intendiamo noi, tant’è che nel dipartimento siamo in 14, di cui in 5 ci occupiamo di otologia e base cranica. Io sono il più giovane: gli altri sono luminari che guardavo con ammirazione e studiavo. Ora, come loro, sono responsabile dei miei laboratori, dello sviluppo dei servizi, della formazione dei junior. Al di sopra di me, nella scala gerarchica, c’è solo il medical director, il direttore dell’ospedale. Ho totalmente la responsabilità delle mie operazioni, non ho più un capo che mi leverà le castagne dal fuoco. Specializzandi e junior, anche più anziani di me, entreranno in sala operatoria per vedermi lavorare». 
 

L’INSEGNAMENTO


Dall’entusiasmo, sembra sia quasi più felice di insegnare che di operare. «La mia vocazione è medica, ma insegnare a Cambridge è motivo di grande orgoglio: arrivano persone da tutto il mondo ad apprendere e nei prossimi anni la difficoltà sarà proprio quella di formare. E poi, non posso scordare le parole del mio professore, quando mi spiegava che con i pazienti non c’è un legame, ma se insegni qualcosa a qualcuno, quello ti menzionerà per sempre». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino