CASTELFRANCO - Roberto Gava lascia gli ambulatori della Cardiologia dell’ospedale di Castelfranco. Il primo medico italiano radiato per le sue posizioni critiche sui...
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ULTIMO GIORNO DI LAVORO
Lo scorso 29 febbraio è stato il suo ultimo giorno di lavoro per l’azienda sanitaria trevigiana. Nell’aprile del 2017 la radiazione era stata annunciata direttamente da Walter Ricciardi, all’epoca presidente dell’Istituto superiore di sanità e oggi rappresentante dell’Italia nel comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità. «Grazie all’Ordine dei medici di Treviso -aveva scritto- per aver radiato il primo medico per il suo comportamento non etico e antiscientifico nei confronti dei vaccini». A quella presa di posizione, però, è seguito solo un lungo silenzio. Dopo l’annuncio della radiazione, l’Usl aveva verificato dal punto di vista legale la possibilità di far saltare l’incarico a tempo indeterminato assegnato a Gava. Ma non è seguita alcuna azione concreta. L’azienda sanitaria può rompere il rapporto di lavoro con un medico radiato. Alla luce di un ricorso del diretto interessato rispetto alla decisione dell’Ordine di appartenenza, però, la radiazione diventa esecutiva solamente quando viene confermata dalla commissione centrale del ministero.
AGENDA SEMPRE FITTA
Va detto che Gava non ha mai nascosto nulla delle sue attività fuori dall’ospedale, che l’hanno trasformato in un riferimento per i no-vax. Il dottore, specializzato in cardiologia, farmacologia e tossicologia, con approfondimenti in agopuntura cinese, omeopatia e bioetica, ha scritto e pubblicato con la propria casa editrice Salus Infirmorum diversi libri sul rapporto tra rischi e benefici dei vaccini, ha sempre avuto un’agenda fitta di convegni a pagamento, ha un sito internet personale e una pagina Facebook seguita da oltre 62mila persone. Fatto sta che in tre anni la commissione centrale non si è mai espressa: non ha né confermato né respinto la decisione presa dall’Ordine dei medici di Treviso. E così fino da ora la radiazione è rimasta sospesa. L’Usl ha verificato il quadro normativo riguardante la posizione di Gava anche prima di dare il via libera alla liquidazione. Non è emerso alcun tipo di irregolarità: le carte sono a posto. Da qui il timbro sul “premio di operosità”. L’accordo collettivo nazionale di settore, nello specifico, prevede che a tutti gli specialisti ambulatoriali che svolgono la loro attività con incarico a tempo indeterminato, in rapporto di convenzione, venga assegnato un “premio di operosità” pari a un mese di stipendio per ogni anno di servizio. Per Gava il calcolo fa quasi 80mila euro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino