Il medico sospeso a Padova. «Un clamoroso malinteso, email inviata all'indirizzo sbagliato»

Adesoji Adewale
BARBONA (PADOVA) «Ho mandato un'e-mail all'indirizzo sbagliato, ma la mia assenza era stata comunicata». È questa la versione del dottor Adesoji...

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BARBONA (PADOVA) «Ho mandato un'e-mail all'indirizzo sbagliato, ma la mia assenza era stata comunicata». È questa la versione del dottor Adesoji Adewale, medico condotto a Barbona e Sant'Urbano, paesini della Bassa Padovana, sospeso dall'Ordine dei medici per sei mesi. Nel frattempo, il Nas dei carabinieri sta indagando per verificare il rispetto delle norme relative alla temporanea chiusura dell'ambulatorio a fine 2021 e, in generale, per verificare titoli e abilitazioni. Il professionista 65enne è stato sospeso a partire dall'1 marzo e non potrà esercitare fino al 31 agosto. Le motivazioni ufficiali si fondano sul fatto che il medico avrebbe chiuso lo studio senza previa comunicazione all'Ulss 6, della quale Adewale è dipendente. Ma per il dottore, nigeriano di origine ma cittadino italiano, si tratterebbe di motivazioni pretestuose.


LA VERSIONE
«Erano gli ultimi giorni del 2020 e i miei parenti mi hanno chiamato dall'Inghilterra racconta Adewale . Mio figlio aveva contratto il Covid e aveva la febbre alta. Ho deciso di partire urgentemente per assisterlo. Era mio dovere di padre e di medico». Così, spiega, ha prenotato il primo volo ed è corso all'aeroporto, dopo aver contattato il collega Ezekiel Origbe per essere sostituito. «Nella concitazione ho lasciato il cellulare in auto e questo ha reso difficoltose alcune comunicazioni prosegue . Quando sono arrivato in Inghilterra ho spedito un'e-mail all'ufficio dell'Ulss competente, ma per errore ho digitato l'indirizzo sbagliato». Di qui l'inizio di quello che per Adesoji è un triste equivoco: al posto di scrivere "medicina.convenzionata" ha scritto "medicinaconvenzionata", senza punto.
L'assenza sarebbe dovuta terminare l'8 gennaio 2021, ma si è protratta. Nel frattempo Adewale aveva effettuato un tampone, la cui positività gli è stata resa nota la mattina del 12 gennaio.


L'ITER


Racconta il medico: «Non avevo aperto la mail a cui mi era stato inviato l'ordine di isolamento. Ho nuovamente scritto all'indirizzo errato, comunicando che sarei rimasto in Inghilterra almeno fino al 21 gennaio per la positività di un parente». Ma ad essere positivo era lui e la quarantena terminava proprio il 21. Nel frattempo Adewale si accorgeva che le sue comunicazioni all'Ulss erano state spedite all'indirizzo sbagliato e le inoltrava a quello giusto, ricevendo conferma da un'impiegata del distretto di Monselice. Per il medico si tratterebbe quindi di un «clamoroso malinteso». «Durante la mia assenza non ho mai interrotto i contatti con i pazienti, mi interfacciavo con il collega e mandavo le ricette elettroniche. Inoltre fuori dall'ambulatorio e dalla farmacia avevo fatto mettere un cartello che avvisava della sostituzione». Altro equivoco riguarderebbe il procedimento disciplinare. Adewale sostiene di non avere mai appreso della questione: «Ammetto di non aver guardato la pec, ma i colleghi dell'Ordine avrebbero potuto telefonarmi per avvertirmi. Sono stato giudicato senza avere una concreta possibilità di far valere le mie ragioni. Ho saputo del procedimento dai carabinieri del Nas, che hanno fatto un'ispezione in ambulatorio». La vicenda fa tornare alla mente del medico un processo subito tra gli anni 90 e 2000: era accusato di avere praticato aborti clandestini. Condannato in primo grado, è stato assolto a maggio 2010 dalla corte d'Appello di Venezia: «Una pagina dolorosa della mia vita. Ora c'è anche questa sospensione e non so se a settembre avrò le energie per tornare dai miei pazienti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino