Giovani medici, potranno avere fino a 1.200 pazienti: la sentenza della Consulta

Medici di base in Veneto
I medici di base in formazione possono avere anche 1.000 o 1.200 pazienti, ma i precari non specializzati non potranno partecipare al concorso per l'assunzione in Pronto...

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I medici di base in formazione possono avere anche 1.000 o 1.200 pazienti, ma i precari non specializzati non potranno partecipare al concorso per l'assunzione in Pronto soccorso. Sono gli effetti della sentenza, pubblicata ieri, con cui la Corte Costituzionale ha accolto solo parzialmente il ricorso del Governo contro le "Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di politiche sanitarie e di politiche sociali" del Veneto. Si tratta della legge con cui la Regione aveva ampliato l'utilizzo dei giovani camici bianchi per tamponare la carenza di professionisti.


MEDICI DI FAMIGLIA
Per quanto riguarda i medici di famiglia, erano stati alzati i massimali delle convenzioni riguardanti gli incarichi temporanei di assistenza primaria, assegnati agli iscritti al corso di formazione in medicina generale: fino a 1.000 assistiti per il primo anno e fino a 1.200 per quelli successivi. Era però scattata l'impugnazione del Governo, convinto che la norma generasse «il rischio di erogazione di prestazioni di livello non adeguato» e incidesse «sul percorso formativo» dei giovani, mentre la Regione aveva rivendicato il diritto di esercitare il proprio «potere discrezionale di organizzazione del servizio sanitario sul territorio, allo scopo di scongiurare la paralisi di un servizio essenziale». Alla fine la Consulta ha dato ragione a Palazzo Balbi, affermando «un principio fondamentale» della tutela della salute va individuato «nell'obiettivo della qualità della formazione», più che «nella regola strumentale che indica nella frequenza a tempo pieno la formula organizzativa più idonea a conseguirla». Dunque l'aumento del massimale «non contrasta con il principio fondamentale fissato dal legislatore statale nella materia, che è costituito dal vincolo a garantire adeguati standard qualitativi di formazione», attraverso attività che possono pure essere «a tempo parziale».


PRONTO SOCCORSO
Quanto al Pronto soccorso, era stato previsto che potessero prendere parte ai concorsi per l'assunzione anche i medici non specializzati, purché nei dieci anni precedenti ne avessero maturati almeno quattro di servizio nel sistema di Emergenza urgenza, in modo da poter poi iscriversi in soprannumero alla scuola di specializzazione. Ma questa possibilità è stata dichiarata incostituzionale, in quanto «il possesso del diploma di specializzazione costituisce un requisito indefettibile per l'accesso al ruolo della dirigenza sanitaria». Sul punto la Corte è stata perentoria: «La disciplina nazionale che impone il possesso del titolo di formazione specialistica quale requisito per accedere al ruolo della dirigenza medica, essendo volta a garantire la professionalità e la competenza tecnico-scientifica degli esercenti la professione sanitaria e, di conseguenza, la qualità delle prestazioni dagli stessi rese all'utenza, concerne in via ordinaria un aspetto basilare dell'organizzazione del servizio sanitario». Invece i medici specializzandi potranno continuare, ancorché in via «eccezionale», a prestare attività di supporto in libera professione o con altre forme di lavoro flessibile.


LEA


Intanto fanno discutere in Consiglio regionale i risultati del monitoraggio sui Livelli essenziali di assistenza relativi al 2021: il Veneto è slittato al quinto posto, dietro Lombardia, Trentino, Toscana ed Emilia Romagna. «È lo specchio di una situazione che gradualmente, malgrado i tanti appelli ad intervenire, è degradata in mille rivoli di inefficienza», attacca la dem Anna Maria Bigon. «Non può essere solo colpa del Covid-19, se altre realtà territoriali hanno reagito meglio», concorda la pentastellata Erika Baldin. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino