Medici senza Pec, centro di difesa del malato: «Ferme le richieste danni»

Medici senza Pec, centro di difesa del malato: «Ferme le richieste danni»
Sono trascorsi giusto tre mesi dall'entrata in vigore della legge Gelli-Bianco, dedicata al problema del contenzioso medico-legale e al fenomeno della medicina difensiva....

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Sono trascorsi giusto tre mesi dall'entrata in vigore della legge Gelli-Bianco, dedicata al problema del contenzioso medico-legale e al fenomeno della medicina difensiva. «Ma da allora a Nordest centinaia di controversie tra pazienti e sanitari sono bloccate, a causa della mancata attivazione della Posta elettronica certificata da parte dei camici bianchi», denuncia l'avvocato Nicola Todeschini, legale fiduciario del Centro di studio per la difesa del malato, che fa capo all'Unione nazionale consumatori. Tema rilevante in un Veneto che, secondo gli ultimi dati forniti dalla Regione, paga in media 40 milioni di euro all'anno fra premi assicurativi e indennizzi.

L'articolo 13 della riforma prevede che, di fronte ad una richiesta di risarcimento dei danni da parte di un assistito, la struttura sanitaria notifichi al medico dipendente l'arrivo dell'atto introduttivo del giudizio o l'avvio della trattativa stragiudiziale, in modo che il sanitario possa partecipare alla procedura e quindi anche difendersi. La norma impone che questa comunicazione avvenga in tempi molto stretti, cioè nel giro di dieci giorni, altrimenti l'Ulss non potrà esercitare il diritto di rivalsa sul professionista, nel caso in cui emerga a suo carico una responsabilità dovuta a colpa grave o dolo. «Ma da quanto ci riferiscono le strutture sottolinea l'avvocato Todeschini, giurista esperto del tema malasanità la maggior parte dei medici non ha ottemperato al dovere di munirsi di idonea Pec. Così le aziende sono costrette a ricorrere alla vecchia carta, spedendo raccomandate con avviso di ricevimento, il che comporta un grande spreco di risorse umane, finanziarie e di tempo. Mentre un clic non costa nulla e dà garanzia di ricezione in tempi brevissimi, per una raccomandata servono decine di giorni, che fra l'altro vanno moltiplicati per tutte le notifiche di ogni passaggio procedurale, con un ritardo che stimiamo mediamente in tre mesi».
Peraltro ora potrebbe scattare un esposto alla Corte dei Conti. «Mi auguro aggiunge l'autore del volume La responsabilità medica (Utet Giuridica) che la magistratura contabile possa perseguire quello che a tutti gli effetti appare come un danno erariale. Ma auspico pure che gli ordini professionali intervengano a breve, segnalando ai propri iscritti che non rispettare l'obbligo della Pec costituisce un illecito disciplinare, oltre che un inadempimento contrattuale». Domenico Crisarà, segretario regionale della Federazione medici di medicina generale, allarga le braccia: «Questo è il Paese delle cose fatte male: la Pec è obbligatoria, ma non c'è la sanzione per la sua mancata attivazione».

In attesa di eventuali sviluppi, resta negativo il giudizio del Centro di studio per la difesa del malato nei confronti dell'impianto complessivo della legge. «Quello della medicina difensiva sostiene Todeschini è uno slogan mediatico utilizzato per far credere che la riforma avrebbe creato un clima migliore, regole più vantaggiose per i medici, minori sprechi. In realtà la regola sulla responsabilità penale è più severa di prima e le norme sulla responsabilità civile sono inconcludenti. Mi spiace che molti sindacati di categoria non abbiano capito limiti che anche di recente la Corte di Cassazione ha evidenziato con parole molto dure».
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Il Gazzettino