I medici di famiglia e i pediatri ci sono, ma il futuro è a tinte fosche

I medici di famiglia al momento bastano
ROVIGO - Nel report 2019 del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province, il Polesine è risultato al 70. posto nazionale e tra gli indicatori maggiormente...

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ROVIGO - Nel report 2019 del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province, il Polesine è risultato al 70. posto nazionale e tra gli indicatori maggiormente negativi rispetto ad Ambiente e Servizi, ne spiccavano due: l’ultimo posto in Italia per medici di medicina generale attivi (solo uno ogni duemila abitanti secondo OneKey di Iqvia, database di informazione anagrafica su medici e strutture sanitarie), e il penultimo posto per numero di pediatri attivi (uno ogni mille residenti nella fascia d’età tra zero e 15 anni).


Dati alla mano dell’Ulss 5, tuttavia, la realtà è un’altra e centra gli obiettivi richiesti, pur nel quadro di difficoltà causate da un sistema di studi che non assicura il ricambio generazionale ai medici vicini al pensionamento. I medici di famiglia possono andare in pensione a 68 anni e hanno l’opzione di posticipare la quiescenza di due anni, lavorando quindi fino a 70. Nella popolazione polesana allo scorso 15 dicembre, pari a 232.463 residenti, vanno distinti, spiega la dirigente Manuela Nicoletti dell’Ufficio convenzioni mediche dell’Ulss 5, gli abitanti in età pediatrica da zero a 14 anni (sono 21.205, di cui 8.712 quelli nella “fascia di esclusiva” da zero a 6 anni, perché tra i 7 e i 14 anni d’età i genitori possono scegliere per i figli anche l’assistenza dei medici di medicina generale) e poi gli utenti adulti, 211.258, dai 14 anni in su.
Medici di famiglia e pediatri di libera scelta sono convenzionati con il Sistema sanitario nazionale e il contratto collettivo prevede un massimale di 1.500 pazienti per ogni medico di famiglia, e 800 per ogni pediatra. In Polesine, con gli attuali 167 medici di famiglia e 23 pediatri, i rapporti sono rispettivamente un medico di famiglia ogni 1.265 abitanti (valore vicino al “rapporto ottimale” stabilito dalla Regione) e un pediatra ogni 379 bambini nella fascia esclusiva, e uno ogni 922 compresa la fascia d’età condivisa con i medici di famiglia, rispetto al rapporto massimale nazionale di uno ogni 800 residenti in età pediatrica.
«I medici di medicina generale - ricorda il direttore dell’Ulss 5, Antonio Compostella - sono liberi professionisti che operano in convenzione con l’azienda sanitaria in base a un contratto collettivo nazionale al quale si aggiungono, secondo le previsioni contrattuali collettive, accordi aziendali e di Medicina di gruppo. Come sta avvenendo nelle corsie ospedaliere per alcune tipologie di medici specialisti, anche nella medicina generale si stanno realizzando situazioni di difficoltà nel coprire alcune “zone carenti”, definite così in base al rapporto ottimale di un medico per 1.200 residenti. Zona carente non significa, però, carenza assistenziale. Perché se la zona carente non è assegnata per assenza di medici disponibili dopo il bando regionale, l’Ulss interviene assegnando incarichi provvisori, in base alla graduatoria per titoli».
Succede, per esempio, nell’ambito territoriale di Badia Polesine: da due anni si affidano incarichi provvisori perché non si è presentato nessun medico aspirante tra quelli nella graduatoria unica regionale. Negli undici ambiti territoriali del distretto di Rovigo, sono 16 le carenze in base al rapporto ottimale di un medico di famiglia ogni 1.200 residenti, ma l’assistenza è garantita a tutti da 117 medici di famiglia attivi (un medico ogni 1.317 residenti), mentre nel distretto di Adria le carenze sono quattro in base al rapporto ottimale, con i 50 medici di medicina generale attivi (uno ogni 1.309 residenti) che garantiscono l’assistenza.

Guardando al futuro, nel distretto di Adria ben sei medici di famiglia andranno in pensione a 70 anni nel 2022, uno nel 2021, e un medico andrà in quiescenza dal prossimo 1. marzo. Nel distretto di Rovigo sono tre i medici che andranno in pensione tra marzo e agosto di quest’anno, altri tre nel 2021 e nel 2022 ben sette, di cui quattro nell’ambito di Rovigo, San Martino di Venezze e Boara Pisani. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino