Maxipolo di Casale, il Comune blocca il progetto: «Non ci sono le condizioni». Sfuma l'arrivo di Amazon, Zalando e FedEx

IL PROGETTO L’area dove dovrebbe sorgere il maxi polo della logistica. Nel tondo una seduta del consiglio comunale di Casale (archivio)
CASALE (TREVISO) - Qualcuno ci vedeva sogni di gloria. All’inizio si parlava dello sbarco di Amazon, che poi ha preferito Roncade, e di seguito di altri colossi come...

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CASALE (TREVISO) - Qualcuno ci vedeva sogni di gloria. All’inizio si parlava dello sbarco di Amazon, che poi ha preferito Roncade, e di seguito di altri colossi come Zalando, FedEx e così via. Invece ora la corsa è finita per il maxi polo logistico di Casale. La giunta Golisciani ha definitivamente bloccato il progetto per la costruzione del complesso con tre grandi capannoni e parti direzionali nell’area da 500mila metri quadrati tra il Passante, vicolo Cristoforo Colombo e via Abbate Tommaso. «Una scelta coerente con quanto abbiamo ribadito fin dall’inizio: manca la condizione fondamentale per procedere, ovvero il pieno accordo tra i privati», spiega il sindaco Stefania Golisciani.

I ricorsi

Dopo 7 anni di discussioni, proteste dei comitati e una campagna elettorale per le comunali al vetriolo, ieri la giunta ha dichiarato l’improcedibilità. Lì non si costruirà più nulla, almeno per il momento. I proponenti, però, non ci stanno. E annunciano ricorsi. «Stiamo già valutando con i nostri legali tutte le possibili azioni», mette in chiaro Enzo Zugno, riferimento della Parcotematico Srl, la società che ha raccolto i proprietari delle aree. La commissione regionale aveva anche dato il via libera a livello ambientale, pur specificando che la responsabilità sul rispetto della legge contro il consumo di suolo restava in capo al Comune. Ma non è bastato. In dicembre il sindaco aveva lanciato un ultimatum ai proponenti. Questi avevano risposto con un piano aggiornato. Le visioni, però, sono rimaste diverse. Il Comune evidenzia che i proprietari non hanno mai trovato la quadra sulla piena disponibilità delle aree. Tra l’altro quasi il 40% del fondo, poco meno di 190mila metri quadrati pignorati alla Società trevigiana finanziaria, è già andato all’asta per tre volte (l’ultima il 9 aprile, con un prezzo di partenza complessivo di 4,8 milioni), senza trovare un acquirente. Mentre i proponenti specificano che, in modo diretto o per procura, si era già arrivati alla piena titolarità delle aree. Da qui l'idea dei ricorsi.

Il sindaco

Intanto si volta pagina. «Ci siamo sempre pronunciati a favore di questo progetto per i benefici che avrebbe potuto portare in termini di sviluppo economico e occupazione, oltre a un notevole introito per le casse comunali. Ma fin dall’inizio abbiamo posto una condizione imprescindibile: che tra i privati vi fosse la piena disponibilità dell’intera area e conseguentemente un pieno accordo – sottolinea Golisciani – quest’ultima condizione, purtroppo, non si è mai realizzata. Alcuni dei soggetti privati coinvolti non hanno sottoscritto lo schema di convenzione urbanistica e la documentazione progettuale. Mancando ad oggi la condizione fondamentale e necessaria per procedere, quindi, abbiamo deciso di respingere definitivamente la proposta».

Le opposizioni

«Meglio tardi che mai: da due anni diciamo che non c’erano i presupposti – punge Lorenzo Biotti, consigliere di opposizione – oltre all’impatto ambientale, anche i vantaggi economici sarebbero stati pressoché inesistenti. Peccato aver perso tempo e aver messo paletti ai bilanci». Inizialmente era stato stimato un “beneficio pubblico” addirittura di 5 milioni, tra perequazione, oneri, Imu arretrata e così via. Soldi che non arriveranno più. «Adesso bisogna dire che le opere annunciate, dal porticciolo alla pista ciclabile, non verranno più fatte – aggiunge Biotti – chi è arrivato a questo punto dovrebbe chiedere scusa ai cittadini». «Non poteva esserci regalo migliore e più azzeccato per la Festa di Liberazione - sostiene Nicolò Mosco (Pd) - Quando il sindaco dice: "Ma fin dall’inizio abbiamo posto una condizione imprescindibile, ovvero che tra i privati vi fosse la piena disponibilità dell’intera area e conseguentemente un pieno accordo" non dice il vero: tale condizione sull'area è presente dal precedente Piano Norma che, a seguito di prescrizione della Regione, ormai da 20 anni, è una norma presente nel piano regolatore».

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Il Gazzettino