Maxi rissa e fuga vicino alle giostre: in 50 "in trasferta" dal trevigiano

Maxi rissa e fuga vicino alle giostre: in 50 "in trasferta" dal trevigiano
SACILE - Un tranquillo sabato pomeriggio al Luna park di fronte al Palazzetto dello sport di Sacile è stato interrotto - poco dopo le 18,30 - da una rissa tra un numeroso...

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SACILE - Un tranquillo sabato pomeriggio al Luna park di fronte al Palazzetto dello sport di Sacile è stato interrotto - poco dopo le 18,30 - da una rissa tra un numeroso gruppo di ragazzi. Un parapiglia improvviso, urla e una cinquantina di ragazzi in fuga. Ad allertare le forze dell'ordine alcune mamme che si trovavano con i bambini nella non lontana area giochi. All'arrivo delle pattuglie dei carabinieri i molti giovanissimi si erano già tutti dileguati. Da quanto finora ricostruito sembra che un ragazzo (probabilmente di Francenigo) sia stato colpito al volto da una manata o da un pugno. Ne nasce un parapiglia e poi tutti si dileguano. Non ci sarebbero stati feriti. Quello che è abbastanza certo - dalle prime ricostruzioni e dalle testimonianze subito raccolte dai carabinieri della Compagnia di Sacile che stanno indagando sull'episodio - è che la cinquantina di ragazzi fosse arrivata dal Veneto, forse da Conegliano. Tutto il resto è ancora da chiarire.


Nella vicina Treviso il fenomeno delle risse del sabato pomeriggio è un fenomeno che si sta diffondendo. Ci si dà appuntamento per regolare i conti e si attacca rissa. Nel capoluogo della Marca si danno appuntamento arrivando da Conegliano, Spresiano, Montebelluna: da tutta la provincia. Con l'intenzione di menar le mani. Sono i bulli del sabato pomeriggio. Quelli che ogni fine settimana spadroneggiano in centro città. Sguardo di sfida, fissati con la moda, atteggiamento spavaldo persino di fronte alle tante pattuglie che sorvegliano il centro cittadino. «Sono degli esaltati. Si chiamano per organizzare rissa», sono i racconti di alcuni giovani di Treviso raccolti proprio ieri dal nostro giornale. Scatta la risata degli amici. Due di loro fanno finta di prendersi a pugni mentre gli altri si stringono intorno. Sembra funzionare proprio così. Anche sabato scorso, sempre a Treviso, un ragazzo (forse minorenne) è finito all'ospedale con il naso rotto. «Chi fa le risse vuole attirare l'attenzione, diventare famoso sui social o fare colpo sugli amici», sono altre testimonianze. I gruppetti passeggiano: i ragazzi in jeans, tuta, scarpe da ginnastica bianche. Le ragazze in top, pantaloni attillati a vita altissima. Tutti con lo smartphone sempre a portata di mano. Nei punti di ritrovo c'è solitamente un via vai di ragazzini che escono con lattine, tramezzini, patatine. Tra loro ci sono anche teste calde: sanno di essere controllati a vista, non solo dagli agenti schierati in strada ma anche dagli occhi elettronici. A volte scattano risse-lampo: il tempo di sferrare un pugno e poi i picchiatori si dileguano. Invece gli scontri organizzati sono annunciati con anticipo sui social. E i video delle scazzottate diventano contenuti virali: immagini di violenza che spesso innescano un secondo round. Ci si dà appuntamento per picchiarsi. Tra singoli ragazzi, tra gruppi di paesi diversi o anche tra scuole. Non è escluso che l'episodio accaduto nel tardo pomeriggio di ieri a Sacile possa essere in qualche modo collegato al fenomeno delle risse del sabato pomeriggio che sta ormai dilagando nella vicina provincia di Treviso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino