«Sono il mumero 126625, ecco cosa ho imparato a Mauthausen»

Luciano Battiston
PORDENONE - Il diritto alla vita è lo stesso per tutti. Luciano Battiston l'ha imparato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove a 21 anni è stato internato per sei...

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PORDENONE - Il diritto alla vita è lo stesso per tutti. Luciano Battiston l'ha imparato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove a 21 anni è stato internato per sei mesi. Battiston, 91 anni, ripete che se «la forza di volontà vince la morte», «la fame non ha limiti né confini», indipendentemente dal colore della pelle. E chi ha fame va aiutato, con rispetto. Alla faccia delle polemiche degli ultimi giorni sull'accoglienza dei profughi in città.




Come è arrivato a Mauthausen?

«Non volli arruolarmi fra i repubblichini di Salò. Passai settimane senza poter uscire di casa, con la paura che mi scoprissero. Poi qualcuno, tuttora non si sa chi sia stato, tagliò i 5 pali della linea telefonica che i tedeschi avevano costruito a Fagnigola. Qualche repubblichino del paese fece il mio nome e quello di altri 12. Nel 1945 fummo condannati a morte».



Come si salvò?

«Chiedemmo la grazia, ma in 9 furono fucilati al carcere di Pordenone. Io fui trasferito al carcere di Udine e da lì, dopo 24 ore, a Mauthausen. Fu un viaggio di 5 giorni, su un vagone bestiame. Senz'acqua, senza bagni. Poi 3 km a piedi, ammanettati, fino al campo».









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Il Gazzettino