Mauro Corona: «Mio fratello morto misteriosamente a 17 anni, voglio incontrare il suo amico»

Mauro Corona in collegamento sabato sera con "Verissimo"
BELLUNO - La richiesta è arrivata ieri sera da Mauro Corona: trovarsi per bere un bicchiere insieme. Destinatario: il figlio dei titolari del locale, in Germania, dove...

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BELLUNO - La richiesta è arrivata ieri sera da Mauro Corona: trovarsi per bere un bicchiere insieme. Destinatario: il figlio dei titolari del locale, in Germania, dove Felice Corona, fratello minore di Mauro, morì in circostanze non chiarite nel 1968. «So che non siamo a “Chi l’ha visto?”, ma lancio lo stesso il desiderio. Oggi avrà settant’anni, più o meno era coetaneo di Felice, suo padre si chiamava Antonio Toscani ed è di Venas di Cadore». 

IN TRASMISSIONE
Ieri pomeriggio, durante la diretta della trasmissione “Verissimo”, mentre lo scrittore-scultore di Erto parlava con Silvia Toffanin, è partito l’appello diretto all’allora giovane cadorino che conobbe Felice: «Vorrei che ci vedessimo. Senza alcun rancore, non gli farò domande». Toffanin non può che augurarsi che l’invito arrivi a buon fine. Felice era un ragazzone partito da Erto con sogni in tasca: «Non aveva ancora 18 anni – ha ricordato ieri Corona - lo trovarono al bordo di una piscina, vicino a cocci di bottiglia». Nessuno indagò. «Era andato in Germania per cercare qualcosa di meglio, magari per comperarsi un vestito che desiderava, a me parlò di portarmi un orologio» ha raccontato durante il colloquio in tv con Silvia Toffanin. 

LA FAMIGLIA


La conversazione a “Verissimo” era partita parlando del rapporto di Mauro con il padre violento, sentito come un peso dai tre figli e dalla moglie. Storie già note, in realtà: «La mamma scappò quando avevo 6 anni, Felice 5, e il più piccolo pochi mesi. Ci mancarono le carezze». E come padre com’è? chiede Silvia Toffanin. Mauro Corona ha affermato che proprio l’aver avuto quel padre così duro gli ha permesso di essere per i quattro figli un buon padre. Per tornare all’appello, non è la prima volta che Mauro Corona rievoca la morte del fratello. L’aveva ricordata già nei primi suoi libri. E poco più di un mese fa ha tirato fuori dai ricordi la triste vicenda all’interno della trasmissione “È sempre Cartabianca” in cui aveva commentato un fatto di attualità: la richiesta, ai genitori di Davide Pavan - diciassettenne morto in scooter - di una fattura di 183 euro per togliere i rottami e per spargere la segatura sul sangue. Mauro Corona, dopo aver definito la richiesta “vergognosa e infame”, ripensò proprio alla triste fine di Felice. Disse allora : «È come se, quando morì mio fratello, alto 1.96, ucciso in una piscina, in Germania, con la testa rotta tra pezzi di bottiglia, avessero mandato una fattura ai miei genitori per pulire l’acqua sporca di sangue. Per Felice i miei sono morti piangendo».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino