Il Nepal dopo l'Islanda: comincia a Kathmandu il trekking di Mattia

KATHMANDU - Le impalcature di sostegno sono ancora visibili, così come le macerie. Ma i nepalesi sembrano aver ormai dimenticato il disastroso terremoto avvenuto un anno fa...

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KATHMANDU - Le impalcature di sostegno sono ancora visibili, così come le macerie. Ma i nepalesi sembrano aver ormai dimenticato il disastroso terremoto avvenuto un anno fa e che aveva semidistrutto la capitale Kathmandu. O almeno questa è l'impressione di Mattia Vettorello, il giovane trekker di 25 anni di Conegliano che, dopo l'Islanda, ha deciso di girare a piedi anche il Nepal, tra villaggi e vallate sperdute, fino a dare una mano alla scuola in costruzione da parte dell'associazione "Finale for Nepal". Giunto ieri l'altro nella capitale, il ragazzo partirà domani zaino in spalla con destinazione il parco naturale di Lamtang.




«Devo andarmene da qui - dice scherzando ma non troppo -. A Kathmandu c'è un traffico pazzesco e l'inquinamento fa paura. Se resto mi ammalo, anche perché questa è la stagione secca e la città è piena di polvere, l'aria è irrespirabile. Dicono che pioverà il 4 maggio. Qui ho dormito nel quartiere di Thamel, che è quello più turistico, dove ti vendono di tutto, dalla droga ai souvenir. Il terremoto in un certo senso non si vede: la gente è tutta proiettata al futuro, frenetica».
 


In più fa caldo, con temperature oltre i 25 gradi. «Ma domani è il "giorno 0": prendo un taxi - continua Mattia - per scappare il più velocemente possibile. Appena fuori città comincerà l'avventura: scenderò dall'auto e andrò a piedi. Lo zaino? Pesa sui 25 chili, inclusi la tenda, il pannello solare, la macchina fotografica e tre litri d'acqua. Non so dove arriverò e neppure dove dormirò e mangerò. Ma non credo che sia un problema, qui quasi tutti parlano un po' di inglese. E vivrò così, verso Lamtang. I primi giorni dovrò calcolare bene le distanze, abituarmi ai dislivelli, alle temperature. Poi si vedrà». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino