KATHMANDU - Le impalcature di sostegno sono ancora visibili, così come le macerie. Ma i nepalesi sembrano aver ormai dimenticato il disastroso terremoto avvenuto un anno fa...
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«Devo andarmene da qui - dice scherzando ma non troppo -. A Kathmandu c'è un traffico pazzesco e l'inquinamento fa paura. Se resto mi ammalo, anche perché questa è la stagione secca e la città è piena di polvere, l'aria è irrespirabile. Dicono che pioverà il 4 maggio. Qui ho dormito nel quartiere di Thamel, che è quello più turistico, dove ti vendono di tutto, dalla droga ai souvenir. Il terremoto in un certo senso non si vede: la gente è tutta proiettata al futuro, frenetica».
In più fa caldo, con temperature oltre i 25 gradi. «Ma domani è il "giorno 0": prendo un taxi - continua Mattia - per scappare il più velocemente possibile. Appena fuori città comincerà l'avventura: scenderò dall'auto e andrò a piedi. Lo zaino? Pesa sui 25 chili, inclusi la tenda, il pannello solare, la macchina fotografica e tre litri d'acqua. Non so dove arriverò e neppure dove dormirò e mangerò. Ma non credo che sia un problema, qui quasi tutti parlano un po' di inglese. E vivrò così, verso Lamtang. I primi giorni dovrò calcolare bene le distanze, abituarmi ai dislivelli, alle temperature. Poi si vedrà». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino