VENEZIA - Il senatore Altero Matteoli, ex ministro all'Ambiente e alle infrastrutture, non si è mai fatto corrompere; non ha mai chiesto, né ottenuto somme di...
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Gli avvocati Francesco Compagna e Gabriele Civello hanno parlato per tutta la mattina di ieri, di fronte al Tribunale di Venezia, per riuscire a smontare il quadro accusatorio costruito dai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, secondo i quali Matteoli avrebbe ricevuto 550 mila euro da dall'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati e dall'allora presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita, nonché preteso che i lavori per il disinquinamento di Porto Marghera venissero affidati al suo amico e compagno di partito, Erasmo Cinque, titolare dell'impresa di costruzioni Socostramo.
«Tutte invenzioni», hanno sostenuto i legali, passando in rassegna una ad una le incongruenze tra le versioni fornite da Mazzacurati e da Baita, sia in relazione alle date dei pagamenti, sia alle somme e altri particolari rilevanti. «Non sono attendibili» hanno sottolineato ai giudici: Mazzacurati, in particolare, ce l'avrebbe avuta con Matteoli perché non lo voleva ricevere (come risulta da alcune intercettazioni telefoniche) e non poteva sopportare Cinque che, invece di facilitargli i contatti col ministro, si metteva in mezzo. Per questo li avrebbe tirati in ballo dopo essere stato arrestato nel 2013. La difesa ha ricostruito tutti i passaggi dell'intricata vicenda, fin dagli anni Novanta, col decreto Ronchi sulle bonifiche, passando per tutte le fasi successive che portarono lo Stato ad incassare da Montedison un maxi risarcimento, che fu poi affidato, senza gara, al Cvn per eseguire le bonifiche a Marghera.
Il Gazzettino