Matteo morto a 42 anni sul lavoro, 21 mesi di carcere inflitti a 3 dirigenti

Matteo morto a 42 anni sul lavoro, 21 mesi di carcere inflitti a 3 dirigenti
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BADIA -LENDINARA - Matteo Targa è morto sul lavoro a 42 anni alle 8 del 20 aprile 2015, proprio il giorno dopo il battesimo di uno dei suoi due figli. A provocare il drammatico incidente avvenuto nello stabilimento di Crocetta di Badia Polesine della Saica Pack, multinazionale spagnola specializzata nella fabbricazione di articoli di carta e cartone, per lo più scatole e imballaggi, un problema legato a un macchinario: nell'ondulatore, che serve per produrre il cartone dal caratteristico profilo interno a onda, un braccio meccanico è calato giù improvvisamente schiacciando sul collo l'operaio lendinarese.

 
L'INFORTUNIO
Il 42enne si era spento pochi istanti dopo essere stato colpito e purtroppo vana era stata la corsa dei sanitari del Suem. Le indagini, coordinate dall'allora sostituto procuratore Davide Nalin, con i rilievi affidati allo Spisal, hanno portato all'apertura di un fascicolo per omicidio colposo con cinque persone inizialmente destinatarie degli avvisi di garanzia. Fra accertamenti e perizie, tutto è poi approdato ieri nell'udienza preliminare di fronte al giudice Silvia Varotto che ha accolto la proposta di pena concordata fra le parti nei confronti di tre imputati: Susana Alejandro Balet, 48 anni spagnola, che all'epoca dei fatti era la presidente del consiglio di amministrazione della società, ha patteggiato 5 mesi e 10 giorni, Fabio Gattazzo, 48 anni, di Mantova, che rispondeva in quanto delegato aziendale alla sicurezza, ha patteggiato 8 mesi, così come 8 mesi ha patteggiato anche Pascal Giraud, francese, 60 anni, consigliere delegato della società. 

Per tutti la pena è sospesa. Oltre all'accusa omicidio colposo, c'era anche l'accusa formulata nei confronti della Saica Pack Italia in tema di responsabilità amministrativa delle società e degli enti, che ha visto l'azienda condannata al pagamento di 30mila euro. Il patteggiamento ha escluso la costituzione di parte civile dei familiari dell'operaio: la moglie, i genitori e la sorella, seguiti dall'avvocato Riccardo Giandiletti. L'azienda, comunque, ha provveduto a pagare un risarcimento alla famiglia, attorno alla quale, subito dopo la tragedia che l'ha colpita, si era stretto l'affetto dei colleghi di Targa e di tutta Lendinara. Il 42enne, originario di Saguedo, viveva in località Pradespin. Oltre all'esame autoptico il pm Nalin aveva disposto altre due consulenze, una sul funzionamento dell'ondulatore, di produzione giapponese, immediatamente posto sotto sequestro, e una sul software che gestisce il funzionamento del macchinario. La drammatica vicenda aveva subito visto i sindacati in prima fila nel chiedere un confronto con i vertici aziendali. Poi arrivato. Oltre alle richieste legate a maggiori attenzioni sul fronte della sicurezza, c'erano state in seguito anche preoccupazioni sul futuro dello stabilimento.
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino