Matteo, la sorellina e la mamma, le tragedie che hanno distrutto la famiglia

Matteo, la sorellina e la mamma, le tragedie che hanno distrutto la famiglia
 CHIOGGIA «Ho perso mia moglie e mio figlio nel giro di due anni. E un'altra figlia anni fa. Che voglia posso avere di parlare?» Non riesce a dire altro...

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 CHIOGGIA «Ho perso mia moglie e mio figlio nel giro di due anni. E un'altra figlia anni fa. Che voglia posso avere di parlare?» Non riesce a dire altro Alberto Sgobbi, il papà di Matteo, che rievoca con poche e amare parole come il destino si sia accanito contro la sua famiglia. L'incidente di ieri, in cui ha perso la vita Matteo è solo l'ultimo di una tragica sequenza in cui la famiglia Sgobbi ha dovuto, ogni volta, darsi coraggio e ricostruire daccapo la catena degli affetti. Come dovrà fare, di nuovo, anche stavolta. Matteo era nato nell'85, non tanto dopo il momento in cui era venuta a mancare la sorella Michela, allora quattordicenne, annegata a Porto Levante nel tentativo, riuscito a prezzo della sua vita, di salvare un'altra sorella, più piccola, travolta dalle onde. Da allora la loro mamma, Catia Mori, si recava ogni giorno in cimitero a portare dei fiori sulla tomba della figlia. E due anni fa, all'inizio di giugno del 2017, tornando da quella consueta visita al cimitero, la donna era stata investita e uccisa da un'auto, ai piedi del cavalcavia di Borgo san Giovanni, proprio davanti alla casa della figlia Roberta.

IL RITRATTOUn destino che, con la morte di Matteo, che lascia la moglie Gloria e un figlio di quattro anni, Stefano, sembra accanirsi più che mai contro questa famiglia. «Era un uomo dal cuore d'oro riesce a dire la moglie un buon padre e un compagno affettuoso. Non ci ha mai fatto mancare nulla e, anche sul lavoro, era preciso, puntuale, non si tirava mai indietro». E aggiunge «non è mai mancato una notte», ricordando, probabilmente, anche le rinunce nella vita familiare a cui costringe la dura condizione dei turnisti, quello che lui era, sia da autista, nel primo periodo di lavoro all'Actv, sia negli ultimi due anni come ispettore, una qualifica che aveva raggiunto in giovane età. Ieri mattina marito e moglie si erano salutati di buon mattino, prima che lui partisse per la sua ultima corsa, con quella moto Bmw 1200 che aveva acquistato da poco, racconta un amico. La famiglia, ricordano le sorelle Alessandra e Roberta, si riuniva tutti i sabati, insieme al nonno Alberto «e anche sabato scorso ci ha presi tutti in giro». Era allegro Matteo e gli piaceva scherzare con il figlio Stefano, cui era affezionatissimo, e con i nipoti: per tutti aveva un motto, una battuta, un sorriso e riusciva, in questo modo, a dare serenità a una famiglia funestata dalle disgrazie. Oltre al suo lavoro all'Actv, Matteo era appassionato di ciclismo, da un paio d'anni aveva cominciato a correre a livello agonistico con la Adria Bike, una società sportiva polesana, con la quale aveva ottenuto buoni piazzamenti. «Non aveva ancora ottenuto importanti vittorie racconta il presidente della società, Andrea Pierucci ma si classificava spesso tra i primi dieci». Con i compagni di squadra Matteo si era visto proprio la sera prima dell'incidente. «Ogni tanto organizziamo una pizzata racconta Pierucci e ieri sera lo avevamo preso un po' in giro perché aveva bevuto solo acqua, mentre noi avevamo tutti le nostre birre. Ma si era messo a dieta, perché voleva impegnarsi di più nelle gare. Ogni tanto veniva qui in negozio (ad Adria, ndr) insieme al figlio a cui aveva preso una bicicletta. Con il ragazzino era molto affettuoso: gli spiegava le caratteristiche delle bici, ma quando si stancava lo prendeva in braccio e lo coccolava». 
Diego Degan 

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Il Gazzettino