Mattarella ai diplomatici: «I nemici di allora sono gli amici di oggi»

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GORIZIA - «Non dobbiamo avere paura della verità, senza la verità e senza la ricerca storica la memoria sarebbe destinata ad impallidire e le celebrazioni rischierebbero di diventare un vano esercizio retorico». Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri in Friuli Venezia Giulia per celebrare il centenario dell'entrata in guerra dell'Italia, riecheggiano nel silenzio del Monte San Michele a Gorizia, teatro di aspre e sanguinose battaglie cantate dal poeta Giuseppe Ungaretti.




Giunto nella zona sacra di Sagrado attorno alle 15.30, Mattarella è stato accolto dalle autorità locali, dal ministro della Difesa Roberta Pinotti e dal coro alpino Monte Nero di Cividale. Ha raggiunto Cima 3 dove lo attendevano gli ambasciatori di Slovenia, Austria, Croazia e il plenipotenziario dell'Ungheria: «Ambasciatori di nazioni e popoli i cui soldati, allora, combattevano e morivano sull'altro fronte - ha affermato - oggi siamo legati da saldi vincoli di amicizia e collaborazione e dal comune futuro europeo».

Mattarella ha ricordato come il conflitto «avrebbe preso la forma di guerra di trincea» fatta di «fango, pioggia, parassiti, malattie e quelle attese lente e snervanti per il rancio, per la posta, per il cambio o inesorabilmente per un nuovo assalto».(((batice))) «Non vi era bellezza tra le trincee, solo orrori, atrocità e devastazioni» ha aggiunto citando Renato Serra «partito volontario e morto sul Podgòra». Eppure «migliaia e migliaia di soldati sopportarono prove incredibili, compirono atti di grande valore e di coraggio e gesti di toccante solidarietà».

«L'odio nemico - ha proseguito il Capo dello Stato - non prevalse sulla pietà, dopo quella guerra nulla fu uguale a prima». «I caduti di ogni nazione e di ogni tempo - ha concluso - ci chiedono di agire, con le armi della politica e del negoziato, perchè in ogni parte del mondo si affermi la pace».


La presidente della Regione Debora Serracchiani ha parlato di «oblio del mancato ricordo» e di «pietà e rispetto» per tutte «le vittime di allora senza più distinguere il colore della divisa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino