GORIZIA - «Non dobbiamo avere paura della verità, senza la verità e senza la ricerca storica la memoria sarebbe destinata ad impallidire e le celebrazioni rischierebbero di...
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Giunto nella zona sacra di Sagrado attorno alle 15.30, Mattarella è stato accolto dalle autorità locali, dal ministro della Difesa Roberta Pinotti e dal coro alpino Monte Nero di Cividale. Ha raggiunto Cima 3 dove lo attendevano gli ambasciatori di Slovenia, Austria, Croazia e il plenipotenziario dell'Ungheria: «Ambasciatori di nazioni e popoli i cui soldati, allora, combattevano e morivano sull'altro fronte - ha affermato - oggi siamo legati da saldi vincoli di amicizia e collaborazione e dal comune futuro europeo».
Mattarella ha ricordato come il conflitto «avrebbe preso la forma di guerra di trincea» fatta di «fango, pioggia, parassiti, malattie e quelle attese lente e snervanti per il rancio, per la posta, per il cambio o inesorabilmente per un nuovo assalto».(((batice))) «Non vi era bellezza tra le trincee, solo orrori, atrocità e devastazioni» ha aggiunto citando Renato Serra «partito volontario e morto sul Podgòra». Eppure «migliaia e migliaia di soldati sopportarono prove incredibili, compirono atti di grande valore e di coraggio e gesti di toccante solidarietà».
«L'odio nemico - ha proseguito il Capo dello Stato - non prevalse sulla pietà, dopo quella guerra nulla fu uguale a prima». «I caduti di ogni nazione e di ogni tempo - ha concluso - ci chiedono di agire, con le armi della politica e del negoziato, perchè in ogni parte del mondo si affermi la pace».
La presidente della Regione Debora Serracchiani ha parlato di «oblio del mancato ricordo» e di «pietà e rispetto» per tutte «le vittime di allora senza più distinguere il colore della divisa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino