Matrimoni gay, i vescovi friulani e giuliani attaccano i sindaci

Andrea Bruno Mazzocato, vescovo di Udine
UDINE - «Il potere deve essere sempre responsabile se vuole essere autorevole e non arbitrario. Non si può in nome della difesa dei diritti di qualche cittadino snaturare il...

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UDINE - «Il potere deve essere sempre responsabile se vuole essere autorevole e non arbitrario. Non si può in nome della difesa dei diritti di qualche cittadino snaturare il concetto di famiglia accolto nella Costituzione italiana». È la reazione ufficiale dei vescovi di Udine, Pordenone e Trieste alla trascrizione delle nozze gay avvenute all'estero nei registri civili dei Comuni friulani, un atto già compiuto a Udine e Pordenone e annunciato nel capoluogo giuliano.




I tre presuli, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, monsignor Giuseppe Pellegrini e monsignor Giampaolo Crepaldi, hanno preso posizione con un messaggio inviato alle rispettive diocesi e pubblicato in contemporanea ieri sui rispettivi settimanali diocesani, datando significativamente il documento il 19 ottobre, giorno in cui si è concluso a Roma il Sinodo sulla famiglia. Si riferiscono «ai sindaci di alcuni Comuni italiani» che hanno dato vita ad iniziative considerate «non rispettose degli ambiti del loro potere», finalizzate alla «trascrizione nel registro dello stato civile di un matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato all'estero». Tali iniziative, scrivono, «hanno lo scopo di forzare la legislazione nazionale sui tempi relativi ai cosiddetti nuovi diritti e l'intento di condizionare l'opinione pubblica».



I presuli circostanziano quindi la questione, ricordando che «nei giorni scorsi un simile orientamento è stato concordato anche dai Comuni di Pordenone, Udine e Trieste». Come vescovi delle diocesi in cui sono presenti questi Comuni, continuano, più che per gli aspetti tecnici «siamo preoccupati per le questioni di sostanza». La pace, sostengono, «è sempre la tranquillità dell'ordine». Perciò, «chi ha dei ruoli pubblici, come è il caso dei sindaci, ha in ciò una responsabilità maggiore degli altri. Il potere deve essere sempre responsabile se vuole essere autorevole e non arbitrario». Considerano, inoltre, «superficiali e ambigue» le argomentazioni addotte dai responsabili delle amministrazioni comunali interessate dalla vicenda. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino