Velodromo bloccato, Zanetti tende la mano a Mosole: «Va finito a ogni costo»

Massimo Zanetti con la campionessa Elisa Longo Borghini
TREVISO - Una visita speciale al quartier generale della MZB Group. A bussare alla porta del presidente Massimo Zanetti con un singolare souvenir (il cubo di porfido), ieri...

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TREVISO - Una visita speciale al quartier generale della MZB Group. A bussare alla porta del presidente Massimo Zanetti con un singolare souvenir (il cubo di porfido), ieri è stata Elisa Longo Borghini la campionessa italiana, prima donna a vincere il 16 aprile la Parigi-Roubaix e punta di diamante del team femminile Trek Segafredo. «Elisa è l’unica donna al mondo che sia stata in grado di farmi piangere - rivela il presidente che ha omaggiato con un lingottino d’oro griffato Bolaffi la campionessa piemontese accompagnata Luca Guercilena, dg Trek, e davanti al braccio destro Luca Baraldi e Checcho Moser che di Roubaix ne ha vinte tre di fila -. Quando a 35 km dal traguardo con quella maglia tricolore l’ho vista partire mi è venuta la pelle d’oca. Mi ha fatto emozionare. Da italiano è stata una soddisfazione enorme».


E’ appena finito il Giro d’Italia e la sua Trek Segafredo è stata grande protagonista. Maglia bianca finale e 10 giorni in rosa con Lopez e la tappa di Cogne vinta da Ciccone.
«Da quando sono al team è il più bel Giro mai disputato dalla Trek. Sabato ero al seguito del tappone dolomitico della Marmolada dove Ciccone è arrivato terzo. Giornata indimenticabile come il bagno di folla visto a Treviso».


Vincenzo Nibali, alla Trek Segafredo nel 2020 e 2021, è al capolinea della carriera.
«Mi è venuto a trovare lo scorsa settimana quando era in albergo a Codognè per la tappa di Treviso. Ha voluto finire la carriera all’Astana. Non è un problema, tanto nel ciclismo siamo tutti amici».


Dalle soddisfazioni regalate dalle due ruote al calcio. Anche lei ha brindato per la storica promozione del Monza in Serie A.
«Esatto. Siamo sponsor pure di Milan e Torino. Ho visto delle partite. La sconfitta di Perugia una tragedia. A Galliani a momenti veniva un infarto. Hanno investito tantissimi soldi ed ora ne serviranno ancora di più».


Nel basket con la Virtsu Bologna siete nel pieno dei playoff per conservare lo scudetto.
«Spero di centrare il “triplete” dopo l’Eurocup che ci ha dato l’accesso alla prossima Eurolega che porterà entrate per 10 milioni di euro e Supercoppa Italiana. Diventerei il presidente più vincente della storia della Virtus ma sarà molto dura confermarsi nella probabile finale contro Milano».


Siete anche voi protagonisti del fenomeno Imoco.
«Si come sponsor minore di questa squadra diventata rapidamente una gloria trevigiana. In 10 anni 16 trofei davvero eccezionale. Sapranno sostituire degnamente la partenza della Egonu».


Nel calcio la massima espressione trevigiana è rappresentata dal Montebelluna che milita in Serie D e recentemente ha lanciato la fusione col Treviso. Fantacalcio?
«Assolutamente no. Sono più che favorevole. Dovrebbero capire che fare solo bene. Lasciando da parte egoismi e campanilismi. Il calcio è fatto da soldi, pubblico e stadio. Se vuoi fare un salto di qualità la fusione ci sta». 


Progetti per lo sport trevigiano?
«Al momento no. Persone che in passato si sono già spese tanto per lo sport trevigiano e la politica come il sottoscritto non se ne trovano poi tante. Fatta eccezione per il mio fraterno amico Gilberto Benetton. Ho solo un cruccio. Il velodromo di Spresiano. Bisogna sbloccare l’impasse e cercare di finirlo ad ogni costo. Se non si fa qui, nella provincia più ciclistica d’Italia, dove pensano di costruirlo? E’ assurdo lasciare l’opera così a metà. Sono pronto a dare una mano a Mosole. Mi pare di aver capito che si tratti di un problema di volontà dei vertici federali che spingerebbero per costruirne uno in Lombardia e non politico».


Come lo vede dal suo osservatorio speciale?
«Se si fa il paragone con il calcio pare non ci sia nulla. Invece a Treviso c’è tutto ad alti livelli».


E’ stato senatore, ha corso per la carica di sindaco di Treviso. Pensa ancora alla politica?
«No ormai ho una certa età. Spazio ai giovani, vadano avanti loro. Mi godo lo sport e i miei campioni».


Poi un appello.
«Spero che finisca questa guerra inutile e maledetta. È la cosa più stupida che possa fare un uomo. Che trovino una soluzione, un punto d’incontro diplomatico. Porta solo danni, non solo economici e incalcolabili, a chi la vince e a chi la perde».


Come vede oggi Treviso rispetto a quando si candidò alla poltrona di sindaco nel 2013.
«Treviso è una città governata e gestita bene, bellissima, dove si vive e si sta altrettanto bene. E’ una città particolare: alla gente piace stare tranquilla. Io vivo ad Asolo ma chi viene a trovarmi mi fa i complimenti per Treviso».


Lei ha vissuto la trasformazione della Marca dall’industria alla vocazione turistica. E’ questo il filone economico ideale per investire?


«Assolutamente si. Investire nel turismo va bene. Possiamo contare sulle colline del Prosecco patrimonio Unesco, qui si mangia e si vive bene. Treviso sin dal passato ha sempre attirato. Basti pensare alle ville venete. Alle famiglie veneziane che venivano in villeggiatura in campagna. Treviso è sempre stato territorio di amene acque, buon cibo, qualità della vita e belle donne».

 

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Il Gazzettino