Bitonci: «A quel prete negai la residenza. E lui mi chiese i danni»

Massimo Bitonci ai tempi in cui era sindaco di Cittadella e rifiutò la residenza a don Cinel
PADOVA - Massimo Bitonci non ha perso tempo. L’ex sindaco leghista di Padova guidava il municipio di Cittadella quando, nel 2010, Dino Cinel, ex sacerdote vicentino...

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PADOVA - Massimo Bitonci non ha perso tempo. L’ex sindaco leghista di Padova guidava il municipio di Cittadella quando, nel 2010, Dino Cinel, ex sacerdote vicentino accoltellato dal compagno di 18enne a Medellin in Colombia, presentò la richiesta di residenza. Lui la respinse in modo netto. Ieri mattina, appena scoperta la notizia dell’omicidio, Bitonci ha acceso il computer per esternare pubblicamente il suo pensiero.


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«Da sindaco di Cittadella gli ho negato la residenza - ha ricordato su Facebook - perché l’ex prete era stato accusato di pedofilia in America. Ho subìto un processo per questo motivo: lui mi aveva chiesto un milione di euro di risarcimento danni, ma io sono stato assolto perché un avvocato americano ha confermato i gravissimi abusi contro i minori. Lo rifarei altre mille volte, per difendere i miei cittadini. Di certo il suo, purtroppo, non era un caso isolato. Quel filone americano legato alla pedofilia nel mondo ecclesiastico venne volutamente insabbiato. Papa Francesco per fortuna ha chiesto scusa per certi episodi capitati in passato».

Sulla stessa linea Gerry Boratto, sindaco di San Martino di Lupari dal 2009. «Prima ancora di chiedere la residenza a Cittadella, Dino Cinel si rivolse a noi perchè aveva una parente a San Martino di Lupari - ricorda ora Boratto -. Negammo la residenza sia per il suo passato, decisamente pauroso, sia perché non aveva i requisiti burocratici: il passaporto non era regolare
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Il Gazzettino