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TRIESTE - Smascherato un altro centro massaggi gestito da cittadini di nazionalità cinese. Le investigazioni, dirette dal pm Federico Frezza hanno origine dalla duplice necessità del rispetto della legalità, attraverso il contrasto al fenomeno criminale dell’induzione alla prostituzione di donne di nazionalità cinese da parte di connazionali mediante l’impiego delle stesse all’interno di centri massaggi, e della tutela delle vittime sfruttate in tali attività. Infatti, anche se mai si registrano episodi di violenza brutale ed eclatante e non vi è mai alcuna ribellione da parte della donne sfruttate, in realtà la gestione dei centri massaggi nasconde fenomeni di grave sfruttamento delle ragazze che vi lavorano, alle quali vengono imposti turni di “lavoro” pesantissimi (in genere, dalle 8 di mattina alle 23, senza mai uscire nemmeno per i pasti), e con corresponsione di compensi irrisori, che raramente superano il 20% dell’incasso.
Già lo scorso mese di luglio, l’attività investigativa aveva consentito di acclarare come presso un centro massaggi cinese venissero offerte ai clienti pratiche sessuali consistenti prevalentemente nella masturbazione. Nell’occasione era stata rinvenuta nella disponibilità della titolare la somma di 40mila euro in contanti e si era proceduto al sequestro del centro. Le indagini sono così proseguite ponendo sotto la lente di ingrandimento un ulteriore centro massaggi cinese in Viale D’Annunzio: le investigazioni, svoltesi con numerosi servizi di osservazione supportati dall’installazione di telecamere all’interno centro, hanno consentito di accertare come, anche in questo caso, l’esecuzione di ordinari massaggi corporali costituisse solo un aspetto marginale delle prestazioni offerte. Ai clienti, infatti, una volta fatti accomodare sull’apposito lettino veniva praticata, previo pagamento di una somma tra i 50 ed i 70 euro, nella quasi totalità dei casi la masturbazione ed in alcune occasioni anche pratiche sadomaso.
Anche in questo caso la massaggiatrice era stata costretta, facendo leva sulle necessità economiche della stessa, a turnazioni di “lavoro” che sono andate ben oltre gli ordinari orari lavorativi permanendo all’interno del centro per dodici ore consecutive e sette giorni su sette a fronte di una retribuzione di 200 euro mensili. Sulla scorta degli elementi acquisiti, il pm ha iscritto nel registro degli indagati, per il reato di agevolazione/sfruttamento della prostituzione, la titolare del centro massaggi emettendo a suo carico, nonché nei confronti della connazionale impiegata, ma residente nella città di Gorizia, un decreto di perquisizione personale e locale che è stato eseguito nella giornata di ieri 21 ottobre.
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Il Gazzettino