"Mascherine" violente, minacce per farsi pagare dai turisti

"Mascherine" violente, minacce per farsi pagare dai turisti
VENEZIA - Venti euro per uno scatto in posa, e chi non vuole sborsare viene minacciato e percosso dai “protettori”. Sono tornate le “mascherine” che...

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VENEZIA - Venti euro per uno scatto in posa, e chi non vuole sborsare viene minacciato e percosso dai “protettori”. Sono tornate le “mascherine” che estorcono denaro ai turisti, ma in realtà non se ne erano mai andate. Piuttosto si sono spostate in diversi punti di Venezia, da Riva degli Schiavoni a Riva San Biagio all’Arsenale, fino ad approdare, a luglio, con il loro “racket” in campo Santo Stefano. Sono diventate più esose, organizzate e pericolose. Tanto da minacciare i commercianti che avvisano i vigili e sfidare gli stessi agenti.

 Ieri mattina l’ultimo blitz della polizia municipale ha riportato la tranquillità nel campo, ma in questi mesi di interventi da parte delle forze dell’ordine se ne son visti parecchi, e loro sono sempre tornate. La settimana scorsa c’è chi ha visto spuntare un coltello contro una coppia di “foresti” che proprio non voleva saperne di essere truffati. 
Si tratti di due donne straniere di bassa statura, pare di nazionalità romena, che assieme a due connazionali fanno affari d’oro a scapito dei turisti. Gli uomini restano nell’ombra e lasciano lavorare le complici, intervengono solo quando qualcuno si rifiuta di pagare la foto in posa.
Riescono a guadagnare, in campo Santo Stefano, centinaia di euro al giorno, anche perché il prezzo che oggi viene preteso per uno scatto in posa si è alzato di parecchio rispetto al 2016, quando questa attività truffaldina era nuova a Venezia. Polizia e vigili urbani intervengono quasi tutti i giorni, ma la “banda” fugge e si nasconde, e anche quando vengono sequestrati i vestiti, le figuranti, il giorno dopo, tornano al loro posto con un nuovo abito del Settecento di colore diverso, acquistato per pochi soldi in terraferma. Residenti e commercianti non ne possono più di questo “balletto” e stanno pensando ad una raccolta firme da portare in Comune contro il fenomeno pericoloso: giovedì scorso, verso l’ora di pranzo, un veneziano ha visto spuntare un coltello da parte di uno dei “protettori” contro una coppia di stranieri che proprio non voleva saperne di farsi imbrogliare e tirar fuori 20 euro. 

Le due “mascherine” si posizionano vicino all’asta portabandiera nel campo, e dietro di loro, a poca distanza, c’è uno dei due connazionali. Questo interviene con fare aggressivo quando i turisti si rifiutano di pagare. Verso la chiesa di San Vidal invece, si posiziona un altro straniero della banda, più giovane, per fare la vedetta e monitorare l’arrivo delle divise. Le figuranti ammiccano e sorridono, avvicinano i passanti amichevolmente ma non dicono loro che per una foto ricordo il prezzo è di 20 euro. Le richieste arrivano solo dopo gli scatti e, in caso di rifiuto, si trasformano in pretese ed estorsioni che vedono arrivare il complice. Commercianti e residenti raccontano tutti la stessa versione: «Chiedono 20 euro per le foto e chi si rifiuta viene minacciato, talvolta anche spinto e preso per la giacca. E’ una scena che vediamo ogni giorno. Quando i vigili intervengono i primi a fuggire sono i due uomini, le mascherine se ce la fanno scappano, se no si spogliano. Li abbiamo visti più volte sfidare e deridere gli agenti, una delle romene ha anche messo le mani addosso ad una vigilessa che cercava di portare via loro gli abiti». E’ anche capitato che per fuggire la “banda” si rifugiasse all’interno di un ristorante del campo, e qualche settimana fa una delle due mascherine ha minacciato la dipendente di un locale. «Credevano che fosse lei a chiamare le forze dell’ordine - spiega un esercente - sono pericolosi. Gli agenti intervengono continuamente, anche più volte al giorno. Loro scappano, poi tornano. Sono scene che i turisti non dovrebbero vedere in uno dei campi più belli della città». Ieri mattina l’ultimo blitz della polizia locale li ha fatti sparire per qualche ora. «Oggi sarà tranquillo - afferma un veneziano - ma domani saranno di nuovo qui». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino