Covid, in Veneto crescono i contagi e tornano le mascherine. Ffp2 raccomandate a tutti in ospedali e Rsa

foto di repertorio
VENEZIA - I numeri sono modesti, ma la crescita è tangibile. Come già la Lombardia, perciò, anche il Veneto ha deciso di ricominciare a stringere le maglie...

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VENEZIA - I numeri sono modesti, ma la crescita è tangibile. Come già la Lombardia, perciò, anche il Veneto ha deciso di ricominciare a stringere le maglie del controllo sul Covid: con una circolare firmata dal direttore generale Massimo Annicchiarico, e sottoscritta da Francesca Russo quale responsabile della direzione Prevenzione, l’area Sanità della Regione ha fornito alle aziende sanitarie e ospedaliere una serie di indicazioni «con l’obiettivo di uniformare le modalità operative e promuovere un’attenta sorveglianza», partendo dal ripristino delle mascherine Ffp2 in tutte le strutture. Nel frattempo si rimette in moto la macchina della vaccinazione: sono state consegnate 37.480 dosi e altrettante arriveranno la prossima settimana.


IL MONITORAGGIO
Gli esiti del nuovo monitoraggio settimanale saranno pubblicati oggi dal ministero della Salute. La decisione di Palazzo Balbi si è basata sui dati precedenti, comunque già indicativi della tendenza in corso. Dal 14 al 20 settembre sono stati certificati 4.573 nuovi contagi. L’incidenza, calcolata come numero di casi ogni centomila abitanti, è progressivamente salita da 60, a 83, a 95 nell’arco di tre settimane. Cifre irrisorie, se confrontate con quelle del periodo più buio, ma che la Regione continua comunque a tenere sotto la lente, soprattutto in riferimento all’impatto ospedaliero. In termini assoluti, anche i ricoverati sono pochi rispetto al passato, secondo l’ultima rilevazione: 10 i degenti intubati, 236 quelli accolti in area medica. Tuttavia anche i rispettivi tassi di occupazione risultano in graduale aumento, nel giro di venti giorni: da 0,5% a 0,7% a 1% in Terapia intensiva; da 3,1% a 3,4% a 3,9% negli altri reparti.


LE MISURE
Visto l’andamento, ecco dunque la prudenza. «Per tutti gli operatori addetti all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria che operano nei contesti di cura e assistenza nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali – scrivono Annicchiarico e Russo – si raccomanda l’utilizzo della mascherina Ffp2. Si raccomanda la mascherina Ffp2 anche per visitatori, accompagnatori e familiari che accedono alle suddette strutture nei medesimi contesti». Ai sanitari che sono contatti a rischio di persone infette, viene suggerito «un periodo di auto-sorveglianza di 5 giorni con effettuazione di un test su base giornaliera». Alle singole realtà è stata comunque lasciata la possibilità di valutare ulteriori misure. Per esempio l’Azienda ospedaliera di Padova ha disposto che gli addetti positivi ma asintomatici di Ematologia, Oncoematologia pediatrica, Ospedale di comunità e Geriatria, teoricamente legittimati a restare in servizio con la Ffp2, siano «momentaneamente destinati ad altri ambiti lavorativi». In quegli stessi reparti «viene reintrodotto lo screening da eseguirsi ogni 5 giorni mediante l’uso di test salivari molecolari», in linea con la circolare regionale che permette di reintrodurre i tamponi di controllo, «considerando con particolare attenzione i contesti in cui sono assistiti soggetti con situazioni di particolare fragilità, quali ad esempio l’immunocompromissione». Annicchiarico e Russo sollecitano inoltre l’aggiornamento dei dati relativi ai ricoverati, «al fine di garantire un flusso che descriva la situazione epidemiologica reale e consenta di individuare tempestivamente eventuali variazioni della circolazione virale o della gravità della patologia».


LA CAMPAGNA


Su questo sfondo, è pronta a ripartire la campagna di vaccinazione, questa volta con una sola iniezione. Subito viene data «priorità per soggetti e operatori residenti nelle Rsa», dopodiché dal 25 ottobre le dosi saranno distribuite anche ai medici di base e alle farmacie. «Il richiamo è fortemente raccomandato – sottolinea la Prevenzione – a partire dai 60 anni e a partire dai 6 mesi di età per chi è affetto da malattie o condizioni che aumentano il rischio di infezioni gravi. Il vaccino anti-Covid e il vaccino anti-influenzale possono essere somministrati in sicurezza nello stesso appuntamento». 
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Il Gazzettino