L'infettivologo Crapis: «Le mascherine? Non servono più»

Massimo Crapis
PORDENONE - «Le mascherine? Onestamente non credo che servano più». A dirlo è l'infettivologo dell'azienda sanitaria Friuli Occidentale, Massimo...

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PORDENONE - «Le mascherine? Onestamente non credo che servano più». A dirlo è l'infettivologo dell'azienda sanitaria Friuli Occidentale, Massimo Crapis il giorno dopo che il ministro Speranza ha preannunciato la possibilità di un nuovo decreto per ripristinare l'uso delle mascherine al chiuso. «Credo - spiega l'infettivologo - che da un punto di vista sociale, anche se questa analisi non fa parte del mio mestiere, ripristinare la mascherina adesso, dopo tutto quello che è passato, faccia venire il voltastomaco ai cittadini. La tolleranza è arrivata al punto più basso. Ma c'è anche una ragione scientifica alla base del ragionamento. Imporre l'obbligo della mascherina ora servirebbe a poco perchè il virus non è più contenibile. Da pandemia siamo passati a endemia e quindi non c'è la necessità scientifica di portarla perchè le condizioni di una malattia grave sono minimali e non hanno nulla che vedere con i due anni precedenti. Se poi la decisione è politica, allora è tutta un'altra cosa».


Eppure in questo momento il bollettino provinciale, regionale e nazionale fornisce numeri da record di contagiati. «Vero - va avanti Crapis - ma come ho detto la sintomatologia di adesso non è neppure paragonabile a quella del 2020 e del 21. Oggi chi è positivo se non è un soggetto a rischio o fragile, ha pochissime possibilità di finire in ospedale o peggio in rianimazione. I sintomi, grazie ai vaccini e a chi ha gli anticorpi perchè si è già contagiato, sono lievi e curabili a casa. In realtà penso sia arrivata l'ora di non misurare più il numero dei contagiati che vista appunto la sintomatologia non ha alcun senso. È evidente che se il parametro restano i numeri del bollettino dei contagi allora sì che mascherine o altre limitazioni possono essere introdotte, ma non è quello il parametro da misurare. Casomai - spiega ancora - limiterei i tamponi inutili e li farei fare solo a chi ha una sintomatolgia pesante e ai fragili. Se uno ha un raffreddore non ha senso che faccia il tampone. I numeri a quel punto calerebbero automaticamente e chi è positivo, ma asintomatico ha una carica virale molto bassa».

Crapis conclude. «Penso infine che sia una posizione ancora eccessiva dal punto di vista scientifico quella di non isolare i positivi. Una volta individuati deve seguire la trafila attuale anche se come ho più volte detto la sintomatologia grave oramai è residuale».
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Il Gazzettino