Dopo 190 anni la Marzotto non è più dei Marzotto. Il manager trevigiano Favrin all'80% grazie ad appena 10mila euro

Faber Five ha acquisito il controllo del gruppo con 32,01 milioni, appena oltre la somma offerta dai Donà Dalle Rose. Il 20% rimane alla famiglia del fondatore di Valdagno. Il gruppo nell'esercizio 2022 ha conseguito ricavi consolidati pari a 369,5 milioni di euro

Antonio Favrin è diventato il maggiore azionista del Gruppo Marzotto
Dopo quasi 190 anni di storia, la Marzotto non è più della omonima famiglia di imprenditori di Valdagno (Vicenza). La cassaforte dell'azienda, la Manifattura...

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Dopo quasi 190 anni di storia, la Marzotto non è più della omonima famiglia di imprenditori di Valdagno (Vicenza). La cassaforte dell'azienda, la Manifattura Internazionale (Mi), è ora nelle mani di Antonio Favrin, per 59 anni dirigente della stessa Marzotto ed ex presidente di Confindustria Venezia (ieri era a Vicenza per il confronto con i candidati alla presidenza nazionale), che all'apertura delle buste si è aggiudicato per 32,01 milioni l'80% delle azioni. Il rimanente 20% resta a Vittorio Marzotto, fratello di Matteo.

L'operazione finanziaria si sarebbe conclusa secondo indiscrezioni del quotidiano "L'identità" con l'apertura delle offerte nello studio del notaio Marchetti, a Milano. La Mi, che fa capo ai figli di Andrea Donà delle Rose (il quale ne era l'azionista di maggioranza, fino alla sua scomparsa, nel 2022), aveva presentato un'offerta con una forchetta tra i 22 e i 32 milioni di euro. Superata quindi per un soffio, 10mila euro, dall'offerta della Faber Five, la finanziaria di Favrin. Ora il manager nato a Oderzo (Treviso) nel 1938 avrà due mesi per perfezionare l'acquisto. Vittorio Marzotto, titolare del 20% del capitale, potrà eventualmente esercitare entro un mese il diritto di covendita a favore di Favrin, per un valore intorno ai 16 milioni.


Il gruppo Marzotto nell'esercizio 2022 ha conseguito ricavi consolidati pari a 369,5 milioni (238,6 milioni nel 2021), un margine lordo di 81,1 milioni (21,9% sui ricavi netti, erano 36,5 milioni nell'esercizio precedente) e un utile netto di 17 milioni (contro la perdita di 8 milioni nel 2021). Il gruppo produceva circa 24.600 km di tessuto e ha registrato 5.300 tonnellati di filati venduti, 3.894 gli addetti, 10 stabilimenti produttivi in Italia e uffici commerciali, fabbriche anche in 5 Paesi esteri.


La Marzotto è stata creata nel 1836 come Lanificio Luigi Marzotto & Figli da Luigi Marzotto (1773-1869)

 

Incominciò come piccola attività a conduzione familiare, con 12 operai. Agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso Marzotto intraprende la strada dell'abbigliamento. Nel 1985 viene acquisita Finbassetti, poi il Linificio e Canapificio Nazionale, c'è l'accordo con Missoni e si conclude la trattativa con Philip Morris, con il quale si avviano due linee di confezionamento per il tempo libero e lo sport con Marlboro Classic. Il 1987 vede l'ingresso di Lanerossi e della griffe dello stilista Gianfranco Ferrè. Prosegue il percorso intrapreso con l'acquisizione nel 1991 di Hugo Boss, del lanificio Guabello e nel 1994 del Lanificio Novà Mosilana sito a Brno. Nel 2000 entra a far parte del gruppo la lituana Liteksas e nel 2002 la Valentino. Nel 2004 il fatturato del gruppo è pari a 1.550 milioni, poi la crisi. Scatta lo spin off da Marzotto delle attività legate all'abbigliamento e la decisione della società di dedicarsi esclusivamente al business tessile con Hugo Boss che rimane un'importante partecipazione dell'altro ramo della famiglia, quello che controlla Zignago e i vini Santa Margherita.


Marzotto nel 2008 entra nel Lanificio Fratelli Tallia di Delfino, nel Lanificio G.B. Conte. Nel 2009 entra il brand Nuova Tessilbrenta, specializzato nella produzione di abbigliamento di cotone casual e sportivo, e nasce l'accordo di collaborazione con il gruppo Schneider che ha portato alla realizzazione di una joint venture produttiva per la lavorazione di pettinatura di lane in Egitto. Dal 2010 il gruppo partecipa al 33,3% in Ratti, quota in sindacato con Faber Five che a sua volta detiene il 33,3%. E il cerchio si chiude.

 

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Il Gazzettino