Il parto è a rischio: la piccola Laila salvata con il sistema "d'altri tempi" E ora sta bene

La piccola Laila con la mamma
MARTELLAGO  - Era una procedura in disuso ma l’intuizione dei medici di tentare questa “terapia vintage” ha salvato la vita a una neonata di Martellago, il...

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MARTELLAGO  - Era una procedura in disuso ma l’intuizione dei medici di tentare questa “terapia vintage” ha salvato la vita a una neonata di Martellago, il cui destino nel grembo materno pareva segnato: oggi sta bene e cresce.

A realizzare il miracolo l’équipe di Medicina Prenatale dell’Ulss 6 Euganea, trovatasi dinanzi un grave caso di “ritardo di crescita fetale intrauterino precoce” emerso dall’ecografia morfologica effettuata dalla mamma Lucia: la figlioletta, Laila, è piccolissima, si muove poco e il liquido amniotico, cruciale per lo sviluppo fetale e la libertà dei movimenti, è troppo scarso.
Alla 22. settimana di gestazione le prospettive di sopravvivenza sono minime. I medici, in assenza di altre possibilità terapeutiche, decidono di proporre alla gestante, che accetta, l’amnioinfusione fetale, una procedura datata e quasi inutilizzata, per la sempre più scarsa expertise dei professionisti e per la sua rara efficacia. Alla mamma viene iniettato con un ago sottile nel sacco amniotico del liquido. Quello che manca. Dopo quattro settimane la tecnica viene ripetuta per l’ultima volta. Da allora il liquido amniotico si mantiene regolare: la bimba è minuta ma continua a crescere e muoversi in modo vivace.
Laila nasce ad aprile a 34 settimane all’ospedale di Treviso, con un peso di 1,188 kg: ora a 4 mesi ne pesa 4,5 e gode di ottima salute. «Abbiamo scelto una strada quasi abbandonata dalla terapia fetale - spiega il dott. Gianfranco Jorizzo, responsabile del Servizio di Medicina Prenatale e dell’Area Materno Infantile dell’Ulss 6 -: essendo priva di effetti collaterali, abbiamo deciso di condividere con la paziente questa extrema ratio, una terapia vintage la cui manualità è dimenticata dai più ma che ha funzionato. L’esperienza insegna che a volte non occorre tentare percorsi terapeutici nuovi, ma rispolverare quelli vecchi e scegliere vie ritagliate sulle necessità del momento e di quella specifica mamma”.

Commosso il ringraziamento della signora Lucia “al dott. Jorizzo, alla dott.ssa Ngaradoumbe Kimta, al dott. Maurizio Rinaldo, alle infermiere Patrizia e Cinzia…, per l’alta professionalità, l’umanità e il supporto anche nei momenti di scoraggiamento. La nostra bambina è un piccolo grande miracolo, che è stato possibile grazie a loro”.
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Il Gazzettino