Veneto e Trentino potrebbero provare a parlarsi, ma nell’attesa di una tregua i municipi che si contendono la Marmolada rimangono in trincea. Del resto la guerra sui confini...
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Ieri il governatore Luca Zaia, commentando la notizia del Gazzettino sull’impugnazione della delibera consiliare di Canazei (svelata dal Bur di martedì), ha lanciato un appello al presidente della Provincia di Trento: «Rivolgo un invito al collega Ugo Rossi: questa partita si chiuda qui, si sta rasentando il ridicolo». L’atto comunale disconosce l’intesa siglata nel 2002 dai loro predecessori Giancarlo Galan e Lorenzo Dellai, oltre che dai sindaci dell’epoca Fernando Riz e Maurizio De Cassan, che aveva sostanzialmente ammesso la demarcazione lungo la linea di displuvio del massiccio, ma aveva anche sancito una parziale retrocessione di 30-70 metri a favore di Rocca Pietore, riconoscendole la titolarità di Malga Ciapela, Punta Serauta e Punta Rocca.
«Stare qui a raccontare al mondo intero che litighiamo sui confini – ha aggiunto Zaia – è un puntiglio che non fa bene né al Veneto né al Trentino. Il mio invito è di trovare un accordo, anche se sanno tutti che la Marmolada è in Veneto».
Ecco, appunto. A sentire il Trentino, non è esattamente così. Dice infatti Luca Guglielmi, vicesindaco di Canazei: «Prima di tirare in ballo lo scontro sugli impianti di risalita, bisognerebbe ricordare la questione territoriale: un decreto del presidente della Repubblica e una sentenza del Consiglio di Stato hanno stabilito qual è la delimitazione. Ed è a quella che dobbiamo attenerci, non ad un protocollo d’intesa che non è mai stato ratificato dal nostro consiglio comunale e che in quindici anni non è mai stato attuato, tanto che a parere dei nostri legali ha esaurito la sua validità ed efficacia. In ogni caso trovo contraddittorio che Zaia chieda di fare pace dopo aver deliberato un’azione giudiziaria contro di noi, che comunque resisteremo in aula». Un’iniziativa che invece Rocca Pietore ha supportato fin dall’accesso agli atti del municipio contermine, come spiega il primo cittadino Severino Andrea De Bernardin: «Non siamo guerrafondai, avevamo accettato il testo del 2002 pur perdendo tre chilometri di territorio, ma volevamo chiudere i contenziosi e pensare allo sviluppo dell’area. Se però quel patto viene messo in discussione, non va bene: la Provincia di Trento dica da che parte sta».
In attesa di un pronunciamento da parte di Rossi, parla Dellai, ora deputato: «Come sempre, verità ed errori non stanno mai da una parte sola, ma il compito della buona politica è lasciare in pace i tribunali e aprire un tavolo di confronto. Ricordo quella firma con Galan e i sindaci, avevamo trovato un buon punto di equilibrio. Se non è più così, non posso che auspicare che i presidenti di Veneto e Trentino ricomincino a tessere una tela di relazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino