VENEZIA- La seduta straordinaria del Consiglio regionale sulla Marmolada, un paio di settimane fa, si era conclusa con la rassicurazione del Veneto: «Non siamo...
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LA DELIBERAZIONE Tecnicamente la deliberazione impegna 10.572,02 euro e incarica gli avvocati Andrea e Giorgio De Pilati di Trento e Giuseppe Antonini di Roma di presentare motivi aggiunti al ricorso che da un anno pende davanti al Tribunale amministrativo regionale laziale. Quest'ultimo è infatti competente sui provvedimenti del Viminale, che dapprima era stato formalmente diffidato e poi era stato citato in giudizio, per essere condannato ad apporre i cippi e a modificare la cartografia in maniera conforme al decreto Pertini. A maggio la demarcazione era stata appunto rivista in senso favorevole al Trentino, per decisione dell'ex Agenzia del Territorio, passata sotto l'ombrello del ministero dell'Economia. Ora però la richiesta si allarga, in quanto Canazei ha «ritenuto che la confinazione stabilita dall'Agenzia delle Entrate per conto del Ministero dell'Interno non sia perfettamente aderente a quanto statuito» dal presidente della Repubblica nel 1982 e dal Consiglio di Stato nel 1998: in sostanza i trentini non si accontentano della pertinenza esterna di 30-70 metri, ma rivendicano pure le due stazioni.
LE REAZIONI «A questo punto chiede sarcastico il sindaco De Bernardin perché non arrivano fino ad Alleghe e si prendono tutto il Comune di Rocca Pietore? Toglierci le stazioni di Serauta e Rocca significa metterci pure in difficoltà nella gestione della funivia, che continuerebbe a partire da Malga Ciapela e dunque dal Veneto, ma arriverebbe in Trentino, dove leggi e regolamenti sugli impianti a fune sono diversi». Concorda l'assessore veneto di comparto Federico Caner: «Questa mossa dimostra ancora una volta che sotto ci sono solo interessi economici, altro che storia e identità. Canazei vuole agganciarsi dal Passo Fedaia e arrivare in vetta, per vendere la Marmolada come trentina a scopo turistico. Lo stesso motivo per cui l'anno scorso il Trentino fa fatto saltare alla società Vascellari il progetto di una nuova linea di risalita con partenza dal Veneto: a parole ci viene chiesto di collaborare e dialogare, come infatti vorremmo fare noi, ma nei fatti ci viene dimostrato esattamente il contrario. A questo punto saremo costretti a resistere ancora in giudizio presentando a nostra volta nuove memorie. Alla fine potremo vincere o potremo perdere, ma intanto non molliamo».
Il Gazzettino