La Marmolada divisa in due: il lato bellunese è aperto, quello trentino ancora chiuso

Il cratere creato sulla Marmolada dal distacco di una parte del ghiacciaio (foto dal profilo Twitter di Luca Zaia)
ROCCA PIETORE - «La Marmolada non è chiusa. Troppa confusione fa male alla nostra montagna». La società Marmolada torna sull’urgenza di una...

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ROCCA PIETORE - «La Marmolada non è chiusa. Troppa confusione fa male alla nostra montagna». La società Marmolada torna sull’urgenza di una corretta informazione e sottolinea che “la decisione di chiusura presa dal Comune trentino di Canazei non riguarda il versante veneto”. E intanto il feltrino Carlo Budel, gestore di Capanna Punta Penìa, posizionata sul punto più alto delle Dolomiti, sogna di poter riaprire il rifugio quanto prima.

LA QUESTIONE

Marmolada aperta sì o no? La questione, dopo il disastro di domenica 3 luglio, prosegue. Ma la parte bellunese della Regina delle Dolomiti, a differenza di quella trentina, è aperta. «Il versante veneto della Marmolada è accessibile e sicuro - affermano dalla società Marmolada, proprietaria della funivia che da Malga Ciapela sale sino a Punta Rocca - Le nostre attività sono aperte e gli impianti perfettamente funzionanti. Le decisioni prese dagli enti locali trentini, per quanto legittime e comprensibili, se non adeguatamente chiarite e comunicate, corrono il rischio di creare confusione nel pieno della stagione e, alimentando una cattiva comunicazione, di creare disorientamento nella platea degli ospiti delle nostre valli. Sempre nel rispetto assoluto di quello che è successo il 3 luglio, le imprese turistiche, nonché tutto l’indotto che esse generano, hanno il diritto/dovere di poter lavorare». Così la società Marmolada, che gestisce gli impianti di risalita sul versante bellunese del massiccio, interviene alla luce dell’ordinanza del comune di Canazei, con cui si amplia l’area in cui vige il divieto di accesso sulla Marmolada, comprendendo anche la sponda del lago di Fedaia che si trova in corrispondenza del seracco crollato all’inizio del mese.

LE CONSIDERAZIONI

«Non entriamo nel merito delle valutazioni, non è di nostra competenza - viene evidenziato dalla società della famiglia Vascellari - quello che deve essere chiaro è che la parte bellunese, come la strada di collegamento tra la val di Fassa e l’Agordino attraverso il passo Fedaia non sono minimamente interessate da questi provvedimenti di chiusura e limitazione. Sarebbe opportuno che le stesse Istituzioni bellunesi e venete lo ribadissero a loro volta con una comunicazione mirata per non fare del male a questi territori che vivono soprattutto di turismo. Molti nostri visitatori sono convinti che sia tutto chiuso e prediligono altre mete: non ce lo possiamo permettere dopo tutto quello che abbiamo passato negli anni contrassegnati da pandemia, incertezza e limitazioni». «Quanto successo il 3 luglio scorso ha provato tutti noi, operatori e comunità, ma solo una montagna usufruibile è una montagna viva e sicura. Ai vicini amici trentini chiediamo di evitare fughe in avanti e di coinvolgere anche gli operatori. Il momento è delicato e non possiamo compiere passi falsi».

LA SENTINELLA

«Spero tanto di poter tornare a Capanna Punta Penìa - afferma Carlo Budel, 48enne di San Gregorio nella Alpi -: dopo il rifiuto iniziale, dovuto alla tragedia del 3 luglio, ora non vedo l’ora di riaprire le porte del rifugio posto a 3.343 metri di altitudine. L’auspicio è che per agosto possa essere nuovamente accessibile la cresta ovest. E cioè quella da cui parte una ferrata relativamente semplice per tutti coloro che conoscono bene le basi dell’alpinismo. Le opzioni sono due. Dal versante bellunese, da Malga CIapela, si raggiunge il rifugio Falier e poi il bivacco Dal Bianco. Da là si arriva alla forcella Marmolada e all’attacco della ferrata che ha una parte iniziale un po’ esposta ma che poi diventa tutto sommato abbordabile. Ovviamente sempre per chi mastica bene il concetto di montagna e non, invece, per chi improvvisa. L’alternativa, sul versante trentino, è percorrere la val Contrin da Alba di Canazei fino al rifugio Contrin. Anche da là, poi, forcella Marmolada e attacco della ferrata”.

 

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Il Gazzettino