Draghi a Sommacampagna per parlare ai bambini di guerra e covid: «Anch'io sono mezzo veneto». E racconta la telefonata con Putin. L'elogio alla moglie

SOMMACAMPAGNA - Venti alunni di 12-13 anni e una docente precaria di lettere. È merito loro se oggi Mario Draghi ha fatto la sua prima visita da premier in Veneto: 3...

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SOMMACAMPAGNA - Venti alunni di 12-13 anni e una docente precaria di lettere. È merito loro se oggi Mario Draghi ha fatto la sua prima visita da premier in Veneto: 3 ore e 15 minuti, secondo la stringente agenda di Palazzo Chigi, fra Sommacampagna e Sant'Ambrogio di Valpolicella, in provincia di Verona. «Emozionati? I ragazzi della seconda D sono emozionatissimi e la professoressa Elena Murino ancora più di loro: è una supplente nemmeno trentenne...», rivela Emanuela Antolini, dirigente scolastica dell'istituto comprensivo a cui fa capo la scuola media Dante Alighieri.


LA LETTERA
È qui che alle 9.15 è arrivato Draghi, accolto dal presidente Luca Zaia, dal prefetto Donato Cafagna e dalla direttrice dell'Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo, ma anche dai due sindaci Bertolaso di Sommacampagna: il papà Fabrizio è il primo cittadino del paese, il figlio Giovanni è il leader del Consiglio comunale dei ragazzi. «Un saluto e un abbraccio grande ai veneti, in fondo anch'io sono mezzo veneto», ha detto Draghi al suo arrivo.

«Tutto è cominciato un mese fa racconta la preside Antolini anche se noi sappiamo di questo evento da appena un giorno e mezzo. Fra gli obiettivi del programma didattico di seconda, c'è quello di imparare a scrivere le lettere in modo corretto. Generalmente gli studenti le intestano alla dirigente o al sindaco, ma questa volta hanno pensato che sarebbe stato bello rivolgersi idealmente al presidente del Consiglio. Dopodiché da cosa è nata cosa e, insieme alla professoressa Murino, hanno detto: perché non la spediamo davvero a Roma? Nessuno poteva immaginare che il capo del Governo non solo avrebbe preso in considerazione quella missiva, ma sarebbe addirittura venuto di persona a rispondere alle domande ricevute».


LE PAROLE DEL PREMIER 
«Quel che si deve fare è cercare la pace, far in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare. Questo è quello che noi dobbiamo cercar di fare», ha detto Draghi ai ragazzi. «A Putin ho detto - ha aggiunto - '"la chiamo per parlare di pace", e lui mi ha detto "non è il momento". "La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco", "non è il momento". "Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate?", "Non è il momento". Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden; solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché i loro ministri si sono sentiti», ha concluso. «Chi attacca ha sempre torto. C'è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo. Quello che è successo - ha aggiunto Draghi - è che il piccolino adesso è più grande e si "ripara" dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà», ha concluso. Dopo la guerra con l'Ucraina «dobbiamo pensare ai cittadini russi, e pensare a loro come cittadini del mondo, dobbiamo considerarli come noi. Perché loro - ha aggiunto - non sono i nemici, e questo è cercare di parlare di pace». «In classe mi hanno chiesto qual è il mio idolo. Io sempre più spesso penso se devo qualcosa a qualcuno, e mi vengono in mentre tre gruppi, i genitori, gli insegnanti e mia moglie. I miei genitori - ha spiegato Draghi - mi hanno aiutato non tanto dal lato materiale ma dal punto di vista spirituale, psicologico, formativo. L'amore per il lavoro, parte della nostra esistenza, il rispetto delle regole, ma anche una coscienza, sapere chi sei, cos'è che combini, vengono dai miei genitori. Poi ho avuto degli insegnanti straordinari a scuola, all'università e anche dopo negli studi successivi in America e Italia. Quanti bravi insegnanti ci siano la gente lo ignora, ma sono tanti e bravissimi e li avete davanti, sono quelle persone che non solo si sacrificano; si divertono a stare con voi e vi danno primi messaggi della vita, che vi aiutano a trovare la consapevolezza di voi stessi. E gran parte lo fanno col sorriso». Infine, «la terza persona più importante degli ultimi 40-50 anni è mia moglie. Ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto senza di lei. La capacità di capire il momento psicologico che passavo, e la famiglia che si è formata. È una storia bella che si regge su di lei», ha concluso. «Il futuro è lì perché voi ne siate protagonisti, è come una partita, da giocare per vincere, bisogna essere contenti di starci. E niente ansia, mi raccomando», ha detto Draghi, rivolgendosi, ai ragazzi.

La preside

A Draghi i ragazzi hanno donato una rosa, destinata alla sua consorte. «Questo momento resterà nella storia della nostra scuola ma anche nei cuori, perché abbiamo bisogno di ricostruire la fiducia nei riguardi delle istituzioni, e la fiducia si conquista partendo dagli incontri e dai piccoli», ha affermato la dirigente dell'istituto comprensivo di Sommacampagna (Verona), Emanuela Antolini, rivolgendosi al premier Mario Draghi durante l'incontro conclusivo della sua visita alla scuola. «Hanno bisogno - ha aggiunto - di punti di riferimento in famiglia, a scuola, di essere competenti e preparati ma anche fiducia nel territorio, in chi amministra la cosa pubblica. In due anni e mezzo abbiamo vissuto momenti di paura, di ansia, di pericolo, e mentre pensavamo di stare meglio affrontiamo una brutta guerra nel territorio europeo. I bambini hanno bisogno di uno sguardo positivo nel futuro, e questo comincia dalla sua presenza qui - ha concluso Antolini - dalle sue risposte, una semina importante per la nostra nazione».  Agli studenti si è rivolto anche il presidente del Veneto Luca Zaia, ricordando che «solo i pessimisti non fanno fortuna. Dobbiamo guardare al futuro, dopo la pioggia viene il sereno, non coccolate l'idea che piova per sempre. Dobbiamo venir fuori da questa fase difficile credendo nel futuro, non dimenticando lo studio. Non è un progetto da "raccomandati" ma un progetto pensato per tutti noi. Noi curiamo tutti perché pensiamo sia civiltà, dobbiamo lamentarci un pò meno e lavorare di più», ha concluso.


LE TAPPE
Draghi resterà un'ora alla Dante Alighieri. Le tappe successive saranno alle 10.20 all'Ossario di Custoza, per la deposizione di una corona d'alloro, quindi alle 10.50 all'azienda Masi Agricola a Sant'Ambrogio di Valpolicella, impresa vinicola gestita dalla settima generazione della famiglia Boscaini. 

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Il Gazzettino