Maxi-serra cinese di marijuana da milioni di euro, e rubavano la corrente

Maxi-serra cinese di marijuana da milioni di euro, e rubavano la corrente
CODEVIGO - Centododici chili di marijunana in essiccazione e oltre 760 di piante di canapa che crescevano rigogliose. Un'attività imprenditoriale in piena regola, con...

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CODEVIGO - Centododici chili di marijunana in essiccazione e oltre 760 di piante di canapa che crescevano rigogliose. Un'attività imprenditoriale in piena regola, con lampade alogene e impianti di aerazione sostenuti da trasformatori e ventilatori allacciati abusivamente alla rete dell'energia elettrica pubblica. Tutte condizioni ideali per produrre enormi quantitativi di marijuana nella gigantesca serra allestita in un casolare in aperta campagna lungo l'argine del Bacchiglione in località Castelcaro, nel comune di Codevigo, dove i carabinieri della compagnia di Piove di Sacco, guidati da Enrico Zampolli, hanno fatto irruzione, procedendo al sequestro della droga e all'arresto di due cinesi irregolari, Lin Huiz, 28 anni, e Hu Mingyang, 63 anni, da 20 in Italia, con precedenti per sfruttamento della prostituzione e reati contro il patrimonio, compiuti principalmente in Toscana.


Si tratta dell'ennesima gigantesca serra di marijuana gestita da cinesi scoperta in provincia di Padova. L'anno scorso carabinieri e Squadra mobile ne hanno individuate e smantellate tre, tra Montagnana e Monselice. L'impressione degli inquirenti è che i cinesi stiano accusando pure loro il colpo della crisi e stiano abbandonando il mondo imprenditoriale, in particolare del tessile, per riciclarsi nella produzione e mercato della droga. Huiz e Mingyang gestivano in questo caso una vera e propria «fabbrica» di marijuana: dal seme alla pianta per rifornire connazionali e i mercati del Nord Europa. I coltivatori vivevano essi stessi segregati nel casolare, in pessime condizioni igieniche.

Lo stupefacente, di ottima qualità, era il frutto di una coltivazione intensiva con ausilio di potenti fertilizzanti: solo le piante messe ad essiccare, 112 chili, avrebbero fruttato oltre un milione di euro se l'erba fosse stata messa in vendita.  Le indagini hanno avuto inizio nell'ambito di servizi di controllo del territorio svolti dai carabinieri nelle aree maggiormente isolate, quando un equipaggio ha notato questo vecchio casolare con le finestre sempre piuse nonostante vi abitassero due uomini che uscivano raramente e quando lo facevano rientravano velocemente chiudendo dietro di sè la porta a chiave. Da un muro esterno si vedevano uscire numerosi fili elettrici che dimostravano un consumo di energia sproporzionato rispetto alle attività domestiche normali. Dal vecchio casolare, inoltre, proveniva il tipico odore di marijuana.


Così alle prime luci dell'alba di lunedì i carabinieri hanno fatto scattare il blitz. I militari si sono trovati davanti un'estesa attività di produzione di marijuana, che annoverava tutte le fasi della coltivazione, della maturazione e del confezionamento della sostanza. Al pian terreno della casa, i militari hanno bloccato Huiz, poi hanno scoperto il complice nascosto in un'intercapedine del muro di uno sgabuzzino. All'interno di ciascuna camera erano stati predisposti sofisticati impianti di areazione, illuminazione e riscaldamento, attraverso lampade a led fluorescenti, ventilatori e termoconvettori elettronici, che garantivano la semina, la crescita e la maturazione delle piante di cannabis. Una volta maturato e seccato, lo stupefacente veniva confezionato. Gli indagati sono stati arrestati per produzione e detenzione di sostanza stupefacente in concorso, aggravati dall'ingente quantità della droga rinvenuta, e denunciati per furto di energia elettrica. Entrambi sono in carcere a Padova.


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Il Gazzettino