Quella chiesetta del XVI secolo di Marghera occupata dai senzatetto

Marghera, chiesetta della Beata Vergine
MARGHERA - Ultima deriva, quella di appartamento per senza dimora. È questa la “trasformazione” più recente della chiesetta della Beata Vergine delle...

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MARGHERA - Ultima deriva, quella di appartamento per senza dimora. È questa la “trasformazione” più recente della chiesetta della Beata Vergine delle Grazie a Ca’ Emiliani che, da qualche giorno, è diventata casa per una coppia di migranti stranieri, provenienti dall’Est Europa. Loro si sono sistemati all’interno della chiesetta del XVI secolo, affacciata su via Fratelli Bandiera, a pochi passi dal capannone del Petrolchimico.


L’INTERROGAZIONE


L’ennesima “trasformazione” conferma lo stato di abbandono in cui versa il tempio che attende, da almeno sette anni, il restauro e la restituzione alla città. Attesa ricordata, con l’ennesima interrogazione al sindaco, da Gianfranco Bettin, consigliere comunale della Lista Verde progressista. «Forse non è il peggiore oltraggio subito in tanti anni di esistenza, ma – si legge nella sua nota - l’occupazione dell’antica chiesetta segna un altro passo nell’abbandono di questo prezioso manufatto, uno dei reperti di valenza storica di tutta la terraferma. Da anni si parla di un suo recupero, non solo per un degno restauro, ma anche per una restituzione alla città, e invece l’abbandono persiste e si aggrava». Di “oltraggi” la chiesetta, che non ospita più riti religiosi dagli anni Cinquanta, ne ha subiti molti: a cominciare dal viavai di mezzi pesanti su via Fratelli Bandiera, che hanno determinato cedimenti in molti punti, fino al suo utilizzo per gli incontri di sesso a pagamento da parte delle “belle di notte. Il consigliere ricorda anche la storia dello stabile, ultimo avamposto di «un insediamento tardo medievale che comprendeva, con la chiesa, un piccolo borgo cintato e un castelletto, dimora della famiglia del patriziato veneziano Rana». Se il borgo e la dimora sono stati spazzati via dall’avanzare della zona industriale, la chiesetta costituisce testimonianza di quella storica presenza. «La chiesetta fu acquistata da privati e trasformata in officina meccanica, restando al culto la facciata, trasformata in un capitello. Nel 2015, dall’Autorità portuale, dalla Municipalità di Marghera e dal Comune di Venezia, d’intesa con la Soprintendenza, era stata avviata un’operazione di recupero. Dopo il 2015 tutto si è fermato e il degrado è ripreso». Di qui l’appello al sindaco perché valuti la situazione in cui versa la coppia di occupanti, «trovando eventualmente soluzioni alternative, liberando la chiesa, e riaprendo il percorso di recupero e restituzione alla comunità di uno dei simboli del territorio e della sua storia profonda». Così come avevano richiesto 600 cittadini firmando, nell’estate del 2021, una raccolta di 600 firme a sostegno della richiesta di recupero della chiesetta.
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Il Gazzettino