Tentò di evirare l'ex marito, si difende in aula: «Gli stavo facendo solo un massaggio, temevo volesse uccidermi»

Tentò di evirare l'ex marito, si difende in aula: «Gli stavo facendo solo un massaggio, temevo volesse uccidermi»
MARGHERA - È accusata di aver evirato l'ex marito, un quarantenne di nazionalità etiope, all'interno dell'appartamento di quest'ultimo, a Marghera....

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MARGHERA - È accusata di aver evirato l'ex marito, un quarantenne di nazionalità etiope, all'interno dell'appartamento di quest'ultimo, a Marghera. Ma ieri, al processo che la vede imputata di lesioni gravissime, la donna si è difesa sostenendo di aver reagito ad un comportamento violento dell'ex coniuge, che a suo dire voleva obbligarla a subire un rapporto sessuale e che le aveva stretto il collo con una mano. La trentacinquenne ha spiegato di aver avuto paura che la volesse uccidere e, per questo motivo, ha afferrato un coltello che era sul comodino.


Nel ricostruire quanto accaduto nell'agosto dello scorso anno, la donna, connazionale della vittima, ha precisato che quella sera aveva accettato soltanto di fare un massaggio all'ex marito, mettendo in chiaro che non voleva fare sesso: tant'è che lei era rimasta vestita, mentre lui si era spogliato. Versione che si attesta su quella fornita nell'immediatezza del fatto, all'arrivo della polizia, alla quale denunciò di aver reagito ad una violenza sessuale.
Differente la versione fornita ieri in aula dall'uomo, il quale ha raccontato che erano entrambi distesi a letto in intimità e si stavano toccando, quando improvvisamente lei ha estratto un coltello, che probabilmente aveva portato con sè: gli investigatori ritengono che la donna si fosse recata a trovare l'ex marito, dalla quale è divorziata da tempo, con l'idea di "punirlo".

LE CONTRADDIZIONI

Nel decidere di rinviare a giudizio la donna per lesioni gravissime, la procura ha valorizzato una serie di circostanze di fatto e alcune contraddizioni che contribuirebbero a smentire la versione dell'imputata : gli abiti della donna non erano strappati in alcun punto e sul suo corpo non è stata rinvenuta alcune lesione, neppure un graffio il che, secondo gli investigatori, appare incompatibile con un'azione violenta dell'uomo. Sospetta, inoltre, è la versione la trentacinquenne fornì nell'immediatezza ad una vicina, la quale era accorsa sentendo le urla provenienti dall'appartamento: a lei parlò, infatti, di infarto avuto dall'ex marito.


Il quarantenne, costituito parte civile con l'avvocato Marco Marcelli, ha spiegato che l'aggressione si verificò mentre era nudo a letto, disteso a pancia in giù, e dunque non si rese conto di ciò che stava per accadere. A seguito delle lesioni sofferte è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. La difesa è rappresentata dall'avvocato Pietro Speranzon. La sentenza è prevista per il 20 marzo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino