MARENO DI PIAVE Avrebbe acquistato alcuni uccelli, classificati come specie protette, da due bracconieri, padre e figlia: gli animali, trafugati in un'area protetta del...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
NEI GUAI
A finire agli arresti domiciliari, da ieri mattina, il 62enne Roberto Pansardi e la figlia Chiara Pansardi, 27 anni, entrambi di Brindisi: secondo le indagini, condotte dal pm pm Pierpaolo Montinaro, sarebbero stati loro ad aver creato questo traffico illecito di uccelli selvatici. I volatili venivano catturati prevalentemente all'interno del parco naturale regionale Salina di Punta Contessa di Brindisi, zona tutelata ed interdetta a qualunque tipo di attività e prelievo venatorio. Padre e figlia devono rispondere del reato di furto aggravato di numerosi esemplari di avifauna, ricettazione di fauna selvatica ed esotica e maltrattamenti di animali (per aver cagionato lesioni e deterioramento delle condizioni fisiche di esemplari di avifauna). Grazie ad alcune intercettazioni riguardanti un'altra indagine, gli investigatori hanno scoperto che Roberto e Chiara Pansardi erano senza licenza di caccia e attraverso sistemi fraudolenti, come richiami acustici riproducenti il verso degli uccelli, trappole a scatto e varie reti da uccellagione, avrebbero catturato gli esemplari, molti dei quali morivano imbrigliati per effetto del vento, del freddo e dell’annegamento, oppure venivano loro tarpate le ali, tagliate le penne remiganti e recisa la prima falange.
L'INCAUTO ACQUISTO
Padre e figlia, poi, arebbero procurato sia animali vivi da vendere poi ad allevatori del centro e nord Italia, tra cui appunto il 73enne di Mareno di Piave, e per implementare un personale allevamento per realizzare una “fattoria didattica”, nel quale vi erano animali morti da imbalsamare essendo Roberto Pansardi pratico di tassidermia. Per aggirare eventuali controlli antibracconaggio e durante le uscite si sarebbero portati dietro delle canne da pesca o la macchina fotografica per fingersi pescatori o vigilanti Aifao (amatori italiani fagiani e acquatici ornamentali) per il controllo della migrazione di specie selvatiche, oppure avrebbero tentuto nel veicolo in uso un berretto con scritta “Corpo Forestale” da indossare in presenza di osservatori indesiderati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino